François Vérove, poliziotto serial killer che si è suicidato nel 2021, per un periodo di tempo è stato concorrente di una quiz televisivo francese, rispondendo alle domande di cultura generali e salutando il pubblico col sorriso sulle labbra. Come raccontato dal Corriere e da Fanpage, solo dopo si è scoperto che dietro quel sorriso bonario e distinto si nascondeva un assassino freddo e spietato, capace di uccidere senza pietà anche delle ragazzine.
François Vérove era conosciuto come “Le Grêlé”, cioè”Il butterato”, a causa delle sue cicatrici che aveva sul volto dovute all’acne. Tra il 1986 e il 1994 è stato responsabile di almeno 5 omicidi accertati.
L’uomo era un agente di polizia e in alcuni casi avrebbe fermato le sue vittime proprio indossando la divisa di poliziotto, così da avere una maggiore credibilità. Nel 1983 entrò nella Gendarmeria Francese e nel 1988 nella Guardia Nazionale, e prestò servizio a Parigi nella Polizia Nazionale. Tra il 2019 e il 2020 è stato anche consigliere comunale a Prades-La-Paz, piccolo comune dell’Occitanie.
Il primo omicidio è stato quello di Cecile Bloch, bambina di 11 anni ritrovata senza vita in uno scantinato di Parigi. Un anno dopo uccise Irmgard Muller, ragazza alla pari tedesca, e il tecnico aereo Gilles Politi, che ospitava proprio la ragazza 20enne nella sua famiglia. Nel 1987 l’uomo commise un altro omicidio, quello di una ragazzina di 14 anni che stava tornando a casa. Infine l’ultima uccisione nel 1994, quando nei boschi di Meaux fu ritrovato il corpo senza vita della 19enne Karine Leroy.
Vérove svolgeva la sua doppia vita, serial killer e poliziotto, senza che nessuno sospettasse nulla. Nel 2019 partecipò anche al programma francese “Tout le monde veut prendre sa place” (“Tutti vogliono prendere il suo posto”), mentre chiacchierava amabilmente con gli altri concorrenti e con il conduttore Nagui Fam.
Proprio in quel periodo l’uomo era indagato e il padre di Gilles Politi, una delle vittime, aveva avanzato il sospetto che l’assassino fosse proprio qualcuno che apparteneva alle forze dell’ordine, dal momento che suo figlio era stato immobilizzato e strangolato con metodi che richiedevano un preciso addestramento militare.
Gli indizi erano pochi, ma la svolta ci fu nel 2021 quando Vérove fu convocato per un campione di Dna, per il caso Bloch, dopo 35 anni dalla morte della bambina. Il giorno dopo l’ex poliziotto si suicidò.
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