Pubblicato il 11 Luglio 2024
Due fratelli entrambi agli arresti domiciliari, un 36enne e un 43enne, avrebbero presentato istanza all’Autorità Giudiziaria per ottenere un permesso a partecipare alla comunione dei figli, che si svolgeva nella stessa chiesa, e poi al ricevimento che si è tenuto a Licola, in provincia di Napoli. La richiesta è stata respinta, ma tramite un escamotage i due hanno aggirati i divieti, riuscendo ugualmente a godersi la festa.
La richiesta di permesso
Al 36enne era stato concesso solo di partecipare alla cerimonia religiosa e a nulla è valsa la seconda richiesta per partecipare anche al ricevimento, puntualmente respinta. L’uomo però non si è arreso e ha avanzato una nuova richiesta di permesso, guarda caso di domenica 12 maggio e quindi nello stesso giorno della comunione del figlio, per una visita ortopedica programmata all’ospedale San Giuliano.
Il fratello 43enne ha seguito lo stesso e identico iter. Quando sono state respinte le due richieste di partecipare al ricevimento della comunione del figlio, anche lui ha presentato una terza richiesta di permesso, sempre nello stesso giorno, per una visita neurologica.
Le indagini dei carabinieri
Il tribunale ha dato il via libera ai permessi ai due detenuti di effettuare le visite mediche, ma i carabinieri hanno voluto vederci chiaro. Per prima cosa hanno notato una cosa strana: entrambi i permessi erano stati richiesti per una domenica, quando generalmente non si fanno visite.
I loro sospetti erano fondati: la direzione sanitaria dell’ospedale ha comunicato che quel giorno non era in programma alcuna visita, essendo un giorno festivo, aggiungendo addirittura che il medico incaricato della visita ortopedica del 36enne, riportata sull’istanza presentata all’Autorità Giudiziaria, era in stato di quiescenza da anni. Il dottore che doveva svolgere la visita al 43enne invece non era mai stato in servizio in quella struttura, che tra l’altro non era neanche dotata del reparto di neurologia.
I video social della festa
In realtà i carabinieri non hanno dovuto indagare più di tanto, poiché gli stessi fratelli hanno spiattellato senza alcun problema sui social i video e le foto dei momenti trascorsi alla comunione dei loro figli. In sostanza avevano usato entrambi lo stesso stratagemma: chiedere un permesso per una finta visita medica, per poi recarsi indisturbati al ricevimento della comunione dei rispettivi figli.
I carabinieri, raccolte le prove, hanno inviato tutto all’ufficio di sorveglianza. In base alle violazioni accertate, l’Autorità Giudiziaria ha disposto per entrambi la misura del carcere.