I numeri della curva epidemiologica da Covid-19 hanno ricominciato a correre: Gela è ad un passo da una nuova zona rossa. La proclamazione potrebbe essere questione di ore.
In questi giorni, dopo i numerosi appelli a non assembrarsi anche in occasione delle partite della nazionale di calcio, il sindaco Lucio Greco ha monitorato costantemente la situazione, pronto ad intervenire in caso di necessità. E oggi che l’azienda sanitaria fa sapere che si è arrivati a 190 nuovi casi settimanali, ben oltre il limite dei 179, la preoccupazione è fortissima.
“Il mio pensiero è rivolto, principalmente, alle attività commerciali che, dopo un inverno pesantissimo di chiusure e sacrifici, hanno fatto tanto per rialzarsi, confidando nella bella stagione. Purtroppo – prosegue Greco – le regole sono chiare e i numeri sono incontrovertibili. Per l’ASP, affinchè l’allarme rientri prima che sia troppo tardi, è necessaria la proclamazione della zona rossa, con tutte le misure restrittive che ne derivano”.
Greco, questa mattina, ha più volte sentito la Regione, e si dice assolutamente d’accordo con le parole del Governatore Musumeci secondo cui è ‟necessario rivedere i parametri che fissano la definizione dei colori delle regioni, per far sì che vengano collegati al tasso di ospedalizzazione e non più alla percentuale dei contagi”.
“Purtroppo, però, mi è stato riferito, finchè non cambia la norma nazionale, a quella ci si deve attenere. Per quanto mi riguarda – aggiunge Greco – nel garantire il massimo dei controlli, sento la necessità, ancora una volta, di chiedere ai miei concittadini di fare un passo indietro e di ricominciare ad usare la mascherina ovunque, anche all’aperto, dove attualmente non è obbligatorio. Non è ancora, purtroppo, il momento del liberi tutti e degli abbracci.
Questo è il momento di vaccinarsi, se ancora non lo si è fatto, e di adottare comportamenti improntati alla prudenza. Continuerò a seguire l’evolversi della vicenda e ad informarvi, ma, anche se è difficile, perchè l’estate è sinonimo di libertà e divertimento, dimostriamoci comunità ed evitiamo tutte le occasioni in cui potrebbero crearsi assembramenti.
Per fortuna – conclude – al momento i ricoverati sono pochi, e nessuno si trova in terapia intensiva, merito anche della campagna vaccinale. Corriamo tutti insieme ai ripari prima che sia troppo tardi e altri concittadini possano rimetterci la vita, il bene più prezioso”.
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