« Torna indietro

“Negato un gelato a mio figlio perché autistico”; la denuncia di una turista in vacanza nel pontino

La storia di Patrizia Saulo e suo figlio mette in luce un grave episodio di discriminazione in un lido. Un richiamo alla necessità di maggiore sensibilità e inclusività

Pubblicato il 30 Luglio 2024

Una denuncia che, se vera, rappresenterebbe un fatto gravissimo, quella fatta a mezzo social dalla signora Patrizia Saulo che, insieme a suo figlio stava trascorrendo una giornata in un lido di Formia quando hanno deciso di prendere un gelato al bar. Il bambino, pieno di entusiasmo, ha attirato l’attenzione del gestore del bar, che ha però deciso di negargli il dolcetto. Patrizia, incredula e turbata, ha chiesto spiegazioni, ricevendo una risposta fredda e discriminatoria: “Il bambino si muoveva troppo e ve ne dovete andare”.

Un Gesto di Solidarietà

Stando a quanto raccontato da Patrizia in un lungo post sui social, che vi riportiamo in maniera integrale, nessuno tra i presenti ha avuto il coraggio di intervenire per difendere il bambino e sua madre. Solo una signora avvocato, accompagnata dalla sua bambina, ha cercato di consolare il piccolo, donandogli un giochino. Patrizia ha ricambiato il gesto offrendo un gelato alla figlia dell’avvocato.

Intolleranza e Discriminazione

Il comportamento del gestore del bar non si è limitato al bambino autistico. Sempre stando alle sue parole, Patrizia racconta che lo stesso gestore aveva negato l’acqua a una bambina di colore, figlia di una lavoratrice nigeriana presente sulla spiaggia. Un comportamento che dimostra una chiara mancanza di umanità e rispetto verso chiunque non rientri nei suoi rigidi criteri di accettabilità.

Un Appello alla Sensibilità e Inclusività

Di fronte alle lacrime del suo bambino e all’incomprensione generale, Patrizia ha cercato di spiegare a suo figlio e ai presenti che, purtroppo, esistono persone incapaci di accogliere e valorizzare la diversità. “Mi chiedo diverso da chi?” scrive Patrizia, sottolineando che suo figlio, nonostante le difficoltà, ha un cognitivo funzionante, non è aggressivo e viene costantemente stimolato verso l’autonomia.

Patrizia conclude il suo post con un appello accorato: “Accogliete, includete, non differenziate, non etichettate. Le diagnosi evolvono. Ma le persone senza cuore no“. Chiede che la sua storia venga ascoltata e diffusa, non solo per suo figlio, ma per tutte le famiglie che affrontano le sfide della neurodivergenza.

Come detto, se vero, ci troveremo di fronte ad un fatto gravissimo. Una discriminazione figlia evidentemente dell’ignoranza, che porta ad non accettare e non capire chi è diverso anche se, anche noi ci chiediamo, come la signora Patrizia: “Diverso da chi?”…

Ovviamente restiamo a disposizione se qualcuno dei presenti all’episodio, finiti in qualche modo sotto accusa, volesse dire la sua su quanto accaduto.