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Genoa

Genoa, 16 ultrà rinviati a giudizio: le accuse sono pesantissime

Pubblicato il 13 Aprile 2023

Sono stati rinviati a giudizio 15 dei 16 ultrà del Genoa indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle estorsioni alla società dal 2010 al 2017.

Uno è stato prosciolto.

L’indagine era del sostituto Francesca Rombolà e del procuratore aggiunto Francesco Pinto, e aveva portato in carcere Massimo Leopizzi, Artur Marashi e Fabrizio Fileni, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione e violenza privata per aver estorto al Genoa circa 327 mila euro.

L’indagine riguarda presunte estorsoni nei confronti della vecchia proprietà del Genoa, quando era presidente Enrico Preziosi. Dal novembre 2021 il Genoa è passato di mano e i nuovi proprietari sono i titolari della società americana 777 Partners. Il cambio di proprietà ha portato al cambio del presidente e dell’amministratore delegato oltre che di altre figure di vertice. 

L’associazione non era contestata a tutti gli indagati. Secondo gli inquirenti, il gruppo di tifosi avrebbe costretto con minacce la società, nella persona dell’ex amministratore delegato Alessandro Zarbano, a versare i soldi attraverso fatturazioni per operazioni inesistenti in favore della Sicurart, una società di cui uno degli ultrà, Leopizzi, era socio occulto.

Il gruppo è accusato inoltre di avere aggredito i giocatori e gli allenatori quando non vincevano le partite o non giocavano come volevano loro.

Gli ultrà, secondo l’accusa, avrebbero imposto la “pace del tifo” in cambio di denaro.

Gli imputati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Riccardo Lamonaca, Davide Paltrinieri, Stefano Sambugaro, Elisabetta Feillene, Riccardo Passeggi e Laura Tartarini. Tra gli episodi contestati, le minacce e le intimidazioni agli altri tifosi rossoblù che non rispettavano le direttive di Leopizzi circa il comportamento da tenere dentro lo stadio, quando ad esempio veniva deciso di non entrare per protesta oppure al contrario di contestare i giocatori.