Genova, il giorno della memoria, due anni dopo dal crollo del Morandi, “per non dimenticare”. Conte: “Il nostro impegno a garantire infrastrutture sicure”

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Genova- Cronaca di una giornata della memoria, due anni dopo il crollo del Morandi, all’insegna di momenti pubblici e privati. Si inizia alle 9, nella chiesa di San Bartolomeo della Certosa, dove l’arcivescovo di Genova Marco Tasca ha celebrato la messa in suffragio delle vittime insieme al cardinale Angelo Bagnasco e il parroco don Gianandrea Grosso.

Cerimonia per le 43 vittime: l’omelia di Mons. Tasca

“Signore, aiutaci a trovare un senso a tutto questo, aiutaci a trovare un senso a quello che è accaduto”, ha detto l’arcivescovo di Genova Marco Tasca durante l’omelia pronunciata nella celebrazione per il secondo anniversario della tragedia. Monsignor Tasca, per dare coraggio ai familiari delle vittime, durante l’omelia ha anche detto: “Il dolore e la sofferenza non avranno l’ultima parola”. In chiesa, tra gli altri, il sindaco Marco Bucci e in rappresentanza della Regione l’assessore Ilaria Cavo. La messa, aperta al pubblico, è stato il primo dei momenti con cui Genova rivive quel giorno, seguono la commemorazione nella Radura della Memoria, sotto il nuovo ponte Genova San Giorgio, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. La cerimonia si è aperta con la proiezione di un filmato dedicato alle vittime. Poi le benedizioni, l’arcivescovo, monsignor Tasca, l’imam Salah Hussein, perché la tragedia non ha guardato in faccia nessuno, cattolici, atei, musulmani, quindi le istituzioni, Bucci e il presidente della Regione Giovanni Toti.

Commemorazione privata in ricordo delle 43 vittime

I familiari e gli amici delle 43 vittime, la cui vita è ancora ferma a quel 14 agosto 2018 così come le lancette dell’orologio sospese alle ore 11:36, una ventina, quasi tutti quelli che compongono il Comitato Ricordo vittime Morandi, si sono dati appuntamento poco prima delle ore 10:00 nella nuova agorà realizzata tra via Fillak e via Porro per condividere in privato, senza l’invasione di telecamere e microfono, il ricordo e il lutto ancora troppo forte. Sulla pedana di legno che circonda la radura una targa in acciaio ossidato riporta i 43 nomi. Per non dimenticare.

“Per non dimenticare” capeggiava a caratteri cubitali sullo schermo della cerimonia, quando è stata aperta alla presenza di istituzioni e stampa. I nomi e i volti di chi ha avuto la vita spezzata da una tragedia che non avrebbe dovuto verificarsi!

Nella Radura della memoria, il luogo dove sorgerà il Memoriale, all’inaugurazione dello spazio creato tra i 43 alberi piantati sotto al viadotto,  è seguita una breve rappresentazione teatrale che ha ripercorso i momenti della caduta del Morandi, alternando letture del libro “Vite spezzate” di Benedetta Alciato – zia acquisita del piccolo Samuele Robbiano, il bimbo di 8 anni morto nella tragedia con la mamma Ersilia e i padre Roberto – e i balletti delle allieve dell’Accademia della fantasia. Presenti i parenti di tutte e 22 le famiglie che hanno dato vita al Comitato e alcuni congiunti dei ragazzi francesi morti nel crollo: Axelle Place, Nathan Gusman, Melissa Artus e William Pouza. 

Dopo il momento privato, la Radura si è aperta, ufficialmente, alle autorità e la proiezione di un video con le foto e i nomi delle 43 vittime aprirà le celebrazioni pubbliche: tra familiari, autorità e soccorritori presenti oltre 150 persone.

Il discorso del presidente del Consiglio Giuseppe Conte

Rassicuranti e toccanti le parole del premier Conte: “Garantiamo l’impegno di non lasciare Genova da sola e stiamo lavorando affinché Genova possa rinascere”. Ai familiari delle vittime: “siamo al vostro fianco, continueremo a sostenervi in questa vostra richiesta di accertamento della verità e di attribuzione delle precise responsabilità di questo crollo, il vostro dolore è il nostro dolore, continueremo con voi a chiedere giustizia”. E ancora c’è l’impegno del governo “a garantire che le nostre infrastrutture siano sempre più sicure ed efficienti”. E aggiunge: “Qualche giorno fa eravamo sopra per recuperare quel filo di rete autostradale che si era interrotto – ha ricordato Conte – per colmare la frattura tra Levante e Ponente”. 

C’è il dolore, sordo, ancora vivo, e c’è la rabbia per tutte le domande in cerca di risposta. Perché è accaduto? Perché? Rabbia e dolore sono emozioni primarie, “di base”, eppure sperimentarle può essere un’esperienza talmente dolorosa che spesso ci confonde. Sì, perché, di fronte ad un evento così tragico, per difendersi dal dolore si resta “legati” alla rabbia scaturita dal trauma, come quello della perdita di una persona cara, come quello della perdita di ben 43 persone: una tragedia collettiva, che tocca da vicino tutti, nessuno escluso, poi. Se, da un lato, poter allontanare, completamente, questo dolore è difficile, e a tratti illusorio, lo è ancora di più se, a nutrirlo, ci si mette la rabbia, legittima, che ci imprigiona, in quel continuo bisogno di risposte e di giustizia per quelle 43 vite, quelle dei familiari ma, di fatto, di quelle dell’intera città, del Paese…

L’ultima parola a lei, Egle Possetti

E c’è anche la rabbia, profonda e a gran voce. In primo luogo quella dei parenti delle vittime. L’ultima a prendere la parola, un attimo prima del minuto di silenzio previsto alle 11.36, è proprio Egle Possetti. Durissimo il suo intervento che ha parlato di “arroganza profonda da parte di chi ha gestito il ponte e non ha chiesto scusa”. Gestore “che non ha chiesto scusa” e che ha detto “di essere stato trattato come una cameriera” – ha aggiunto. “Che ha millantato manie di persecuzione per non avere potuto costruire il ponte. Per fortuna questa ultima assurda richiesta di ricostruire è stata stracciata dalla corte costituzionale”.

Colpisce al cuore Egle Possetti che, per tutta la cerimonia ha evitato di alzare gli occhi al nuovo viadotto – “ho cercato solo di guardare gli alberi”, ha detto – conclude: “Nel nostro piccolo vigileremo costantemente affinché non accada più nulla del genere, pensiamo che i cittadini siano molto sensibili ed è importante che le energie buone vengano canalizzate, questo è il mio messaggio, sempre sentiamo il peggio del nostro Paese ma il nostro Paese non è così, è formato di persone che lavorano correttamente, onestamente, con grande impegno, cerchiamo di fare in modo che emergano queste d’ora in avanti e non solo la feccia”.

Dopo uno scambio di qualche minuto, tra la portavoce del Comitato e il premier Conte, la stessa esprime parole di fiducia, stima e speranza verso le istituzioni: “Abbiamo giudicato come estremamente importante la sua presenza qui oggi – conclude Possetti – è un segnale che lo Stato non ha dimenticato questa tragedia, avevamo chiesto esplicitamente la sua presenza e quella del ministro Bonafede, e ci sono stati, avevamo chiesto anche quella del presidente Sergio Mattarella, che comunque ha inviato la corona di fiori e i carabinieri in alta uniforme e ci è stato vicino, oggi per noi non è importante andare a contrastare le istituzioni, è importante influenzare le istituzioni e spronarle a fare meglio”.

Il discorso del ministro degli Esteri Luigi di Maio

“Siamo qui a ricordare che le famiglie delle 43 vittime del ponte Morandi meritano rispetto – ha scritto poi su Facebook il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Per questo si è raggiunto un accordo per allontanare i Benetton dalla gestione di Autostrade. Ma se qualcuno pensa di tornare sui propri passi troverà sempre la nostra resistenza. Vigileremo costantemente, quotidianamente. La revoca rimane sul tavolo, non è mai stata esclusa. Giustizia sarà fatta definitivamente solo quando i Benetton saranno totalmente fuori da Aspi.”

Il sindaco Marco Bucci sul tema della sicurezza

Il sindaco ha ricordato invece il tema della sicurezza. “Oggi la giornata sarà tutta per il ricordo delle vittime del crollo del ponte Morandi – sono state le parole di Bucci – anche la targa che scopriremo a Tursi, questo pomeriggio, ha questo significato, ma da Genova oggi deve partire un altro messaggio, un monito, affinché si trovino le risorse umane, finanziarie e tecnologiche per fare sì che le infrastrutture non siano solo belle ma anche sicure”. Il procuratore Cozzi ha scelto di non parlare. “Oggi sto in silenzio e basta”.

Dopo una mattinata di emozioni passate in centrifuga, le parole si spengono, il silenzio è assordante, intorno i 43 alberi che ricordano le 43 vittime, lassù in alto il nuovo ponte, solo con il rumore di fondo delle auto che, quest’anno, lo percorrono, rintoccano le campane di tutta Genova, suonano le sirene delle navi, qualche clacson, la città si ferma alle 11:36, il dolore e la commozione sono sentimenti senza tempo, vissuti come allora e, infine, dopo il minuto di raccoglimento, il quintetto d’archi del Teatro Carlo Felice ha chiuso la cerimonia di commemorazione, ma non quella ferita.

Una ferita ancora aperta per le famiglie dei 43 nomi e per Genova, una ferita che sanguina ancora, e per sempre…

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Milena Sala

Giornalista Day Genova Day La Spezia

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