Pubblicato il 19 Novembre 2021
L’attaccante del Sassuolo si è espresso sui social a proposito dell’aggressione in un bar di Fidene eseguita dal nonno
Lo scorso 12 Novembre è avvenuta un’aggressione in un bar di via Russolillo, a Fidene. I giornali hanno in seguito riportato che l’aggressore era il nonno di Gianluca Scamacca, attaccante del Sassuolo e della Nazionale Italiana. Poco ha contato che il giocatore abbia già spiegato sui social di aver chiuso ogni rapporto con quella parte della sua famiglia, a seguito dell’episodio che aveva coinvolto il padre Emiliano, e di essere cresciuto con madre e sorella. Sul web sono piovute critiche e accuse di ogni tipo.
Così Scamacca, tramite i social ha dovuto nuovamente spiegare la sua posizione, entrando nei dettagli della sua storia privata, in maniera estremamente professionale e matura, con la speranza di non essere più accostato ai gesti folli di persone che ha già allontanato da tempo.
Non era dovuto, che un ragazzo poco più che ventenne si esponesse di nuovo raccontando delicati trascorsi della sua vita familiare, ma è stato necessario affinchè non gli venissero addossate ulteriori colpe inutili. Ancora una volta.
“Per la seconda volta nel giro di mesi mi trovo nuovamente a dover prendere le massime distanze da episodi violenti e inqualificabili commessi da persone ricollegabili al mio cognome ma con le quali da moltissimi anni ormai ho chiuso ogni tipo di rapporto. Ribadisco ancora una volta che io sono cresciuto con mia madre e mia sorella e che sono loro per me la mia famiglia. Nessun altro”: così sulla sua pagina Istagram.
Più che addossargli colpe che non ha, questo ragazzo merita il plauso di essere riuscito ad emergere sfruttando la sua passione, nonostante sia cresciuto in mezzo a tante difficoltà. E di essere così professionale anche quando si tenta di infangare il suo nome, spiegando puntualmente il suo punto di vista e la sua distanza da certi atti, nonostante non ne condivida nemmeno una minima parte di responsabilità. Le colpe dei padri, non dovrebbero mai ricadere sui figli.