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Giarre, “quel manifesto è sessista”: la Cgil chiede al Comune di rimuoverlo

Chiesta al Comune di Giarre la rimozione di un manifesto “offensivo e lesivo della dignità della donna”

Pubblicato il 29 Luglio 2024

Chiesta al Comune di Giarre la rimozione di un manifesto “offensivo e lesivo della dignità della donna” dalla Cgil e dalle associazioni femminili UDI, La Ragna Tela, La Città felice e Fare Stormo-Il cerchio delle donne.

La Cgil di Catania insieme alle associazioni femminili UDI, La Ragna Tela, La Città felice e Fare Stormo-Il cerchio delle donne, hanno chiesto al sindaco e all’assessore comunale alle Pari opportunità di Giarre di rimuovere un cartellone pubblicitario giudicato “offensivo e lesivo della dignità della donna”. 

Il manifesto è stato affisso nei pressi di un rifornimento di benzina e pubblicizza l’apertura di un sexy shop. 

La lettera al Comune di Giarre

Nella lettera inviata al Comune, le firmatarie Rosaria Leonardi, Giovanna Crivelli, Anna Di Salvo e Josè Calabrò, scrivono a proposito del cartello in questione che “nel propagandare un servizio esistente che non ci interessa giudicare e che si trova a Giarre, ci lascia indignate rispetto all’immagine che riporta, e cioè una donna fotografata di schiena, con le mani incrociate che non solo rimanda a un significato sessista ma trasmette alla cittadinanza anche l’immagine della donna schiava”.

Nella lettera le firmatarie aggiungono: “riteniamo questo cartello pubblicitario che, tra l’altro, viene proposto alla vista  di quanti provengono dal casello autostradale per immettersi a Giarre e nei luoghi balneari della zona frequentata pertanto da tanti turisti, offensivo e lesivo della dignità della donna. Non crediamo che per pubblicizzare un negozio i cittadini o i turisti abbiano  bisogno di messaggi di questo tipo, che invece contribuiscono a fornire e a nutrire una visione maschilista ed utilitaristica del corpo delle donne. Una mentalità che è ancora molto radicata nei nostri territori e che noi, nel combatterla quotidianamente, vorremmo che le istituzioni facessero altrettanto, anche a partire dai messaggi nocivi  che più o meno evidentemente si nascondono dietro pubblicità di questo tipo”.