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Giornalista di Rai 3 aggredito a colpi di bastone: “Ti uccido!” [VIDEO]

Pubblicato il 14 Novembre 2023

Il giornalista Stefano Maria Sandrucci e il suo operatore del programma tv “Mi manda Rai Tre” se la sono vista davvero brutta per una violenta aggressione subita durante un’inchiesta che stava portando avanti in relazione al cosiddetto caso del “diplomificio” da Oss nel comune foggiano di San Nicandro Garganico, dove per l’appunto si sarebbero tenuti falsi corsi a pagamento per conseguire il diploma di operatori socio-sanitari e operatori sanitari specializzati.

Il caso del “diplomificio”

Come ricostruito dal Corriere della Sera, lo scorso gennaio la Guardia di Finanza ha posto sotto indagine 3 persone con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati di truffa, falsità ideologica e materiale in atti pubblici e contraffazione e uso di sigilli dell’Unione Europea, della Repubblica Italiana, della Regione Campania e altri enti pubblici.

Nell’inchiesta risultano coinvolti l’ex sindaco del comune di San Nicandro Garganico e il figlio, accusati di aver tenuto falsi corsi a pagamento per conseguire i diplomi di OSS.

L’aggressione

Stefano Maria Sandrucci, inviato di “Mi manda Rai Tre”, ha intercettato uno degli indagati per porgli delle domande sulla questione, ma ben presto la situazione è degenerata come documenta il video pubblicato su Instagram dal conduttore del programma Federico Ruffo che ha scritto: “Mentre indagava su un presunto traffico di falsi diplomi e falsi attestati ad opera di un istituto riconducibile ad un noto politico della zona (ex parlamentare ed ex Sindaco) e a suo figlio (a sua volta consigliere comunale in carica e candidato alla carica di primo cittadino alle ultime elezioni), imbattendosi in quest’ultimo il nostro collega, con il garbo e la gentilezza che hanno sempre contraddistinto l’intera attività inchiestistica di Mi Manda RaiTre, gli chiedeva la disponibilità a rispondere ad alcune domande, permettendogli così di replicare alle accuse della Procura di Foggia”.

Inizialmente l’uomo ha risposto con calma ma poi, come spiegato da Ruffo, la situazione è improvvisamente precipitata: “Come chiaramente visibile nel filmato, l’indagato, improvvisamente afferrava dalla propria vettura una mazza aggredendo Sandrucci e tentando di colpirlo alla testa.
Solo per prontezza di riflessi e fortuna il nostro inviato non veniva colpito in pieno, schivando il colpo di pochissimi centimetri, per poi cercare riparo dall’altro lato del marciapiede. L’aggressore, non soddisfatto, continuava però a inveire e minacciare di morte Sandrucci, per poi rivolgere attenzioni e medesime all’operatore di ripresa, che trovava riparo dietro un’automobile”.


Il conduttore ha poi spiegato che i due inviati sono stati costretti a fuggire e trovare riparo in una caserma della Guardia di Finanza: “I nostri colleghi hanno quindi cercato riparo presso la vicina caserma della Guardia di Finanza, dove i militari raccoglievano il loro racconto, per poi tenere a distanza l’aggressore, che nel frattempo era sopraggiunto in sede, accompagnato poi dal padre”.

“Basta aggressioni ai giornalisti”

Infine Ruffo ha espresso la sua piena solidarietà ai colleghi aggrediti e, pur riconoscendo che il giornalista è un mestiere che prevede dei rischi, trova inaccettabile che sia considerato normale aggredire un giornalista solo perché sta svolgendo il suo lavoro: “Non è la prima volta che subiamo aggressioni o intimidazione, di certo non sarà l’ultima volta che un giornalista verrà minacciato, la parte degli eroi non ci piace, questo mestiere si fa in questo modo, ma il rischio è di abituarci all’idea che sia normale prendere a bastonate un giornalista, che sia normale lavorare essendo sempre pronti a schivare un colpo. Quella di Mi Manda RaiTre è una squadra fatta di lavoratori incredibili e instancabili, pochi coraggiosi inviati e redattori che si caricano sulle spalle ogni settimana un lavoro che ha pochi eguali in azienda. Questo ci rende una famiglia e come una famiglia ci siamo stretti attorno a Stefano e facciamo scudo”.