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Giovanni Allevi, la drammatica testimonianza della malattia: “Un dolore straziante, ma c’è chi mi dà la forza”

Circa un anno fa Giovanni Allevi in un post su Instagram aveva fatto un po’ il punto della situazione sulla sua malattia, un mieloma contro il quale sta combattendo ormai da tempo, chiedendo ai suoi fan di aspettarlo poiché appena possibile sarebbe tornato sul palco. L’artista ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, dove racconta la sua drammatica testimonianza relativa alla battaglia che sta portando avanti contro il mieloma.

La scoperta della malattia e la chemioterapia

Allevi parte dall’inizio, da quella telefonata della dottoressa che gli comunicò di avere un mieloma. Fu una telefonata spiazzante, che lo disorientò, che gli fece perdere il senso della realtà, come se quella notizia fosse stata detta ad un’altra persona e non a lui.

Racconta poi le fasi drammatiche della terapia, in seguito alla quale perse tutti i capelli in breve tempo. E poi i farmaci, la debolezza, la flebo perennemente attaccata per l’idratazione, la perdita di peso fino a scendere a 63 chili.

Ha trovato però rifugio nella musica e, come a voler esorcizzare la sua malattia, è andato a vedere a quali note musicali corrispondessero le lettere della parola mieloma, utilizzando un procedimento matematico usato in passato da Bach.

E così, piuttosto che scrivere un diario personale, ha deciso di trasformare le sue emozioni in musica, così da essere ancora più spontaneo.

Il dolore

Il dolore straziante era però un compagno fisso di Allevi, costretto adesso a portare un busto per la schiena. Come lui stesso ha rivelato, tutto iniziò dopo un concerto alla Konzerthaus di Vienna, quando non riuscì ad alzarsi a causa di un fortissimo dolore alla schiena.

Per combattere quel dolore ha dovuto usare il Fentanyl, oppiaceo 100 volte più potente della morfina, che però provoca effetti collaterali molto forti come la sensazione di avere 39 di febbre mattina e sera.

Da una risonanza è emerso che c’era una vertebra molto schiacciata che rischiava di rompersi e di tranciare di netto il midollo spinale, cosa che avrebbe significato per Giovanni Allevi restare per sempre su una sedia a rotelle. Un’eventualità non ancora scongiurata del tutto, ma non è detto che debba succedere per forza.

Allevi ha dovuto fare i conti con un altro problema tutt’altro che secondario per chi fa il musicista: il tremore alle mani. Benché sia qualcosa di molto invalidante per chi suona il pianoforte, Allevi ha aggirato questo problema “ingannando” il cervello, e cioè pensare che il tremore delle mani sia bello, poiché sta andando in scena la sua autenticità e la sua fragilità.

Un gatto come terapia

Durante la terapia l’artista ha scoperto l’effetto curativo della natura grazie ad un animale, il suo gatto. Se lo teneva in grembo e respirava, traendo diversi benefici come un rilassamento dei muscoli, l’ossigenazione del corpo e una diminuzione della percezione naturale. Insomma il gatto era un oppioide naturale, poiché lo aiutava a liberarsi dei pensieri negativi.

Oggi, molto più di prima, Allevi ha imparato a “vivere l’attimo e non lasciare una minima goccia di vita inascoltata”. Infine ha concluso la sua intervista con un messaggio di speranza: “Ogni alba è una promessa, ogni tramonto è un arrivederci. Ogni giorno puoi rinascere e scoprire dentro di te una forza che non immaginavi: nonostante la difficoltà, la sofferenza fisica e la malattia è possibile addirittura trovare un briciolo di felicità”.

Redazione Nazionale

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