Giovanni Toti, arrestato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Genova con l’accusa di corruzione, oggi si è presentato davanti al gip Paola Faggioni che lo ha convocato al Palazzo di Giustizia di Genova per l’interrogatorio di garanzia, ma ha scelto la via del silenzio.
Il presidente della Regione Liguria non ha neanche presentato alcuna memoria difensiva, stessa mossa di Paolo Emilio Signorini, coinvolto anche lui nell’inchiesta.
Stefano Savi, difensore di Toti, ha detto che il suo assistito è disponibile ad un incontro interlocutorio con i magistrati a partire della settimana prossima. L’avvocato ha detto che è impegnato a leggere un fascicolo di ben 9.000 pagine e ha anticipato ai pm di voler chiedere l’interrogatorio dalla prossima settimana.
Savi ha detto che chiederà per Toti, accusato di corruzione per farsi rieleggere, la revoca della misura degli arresti domiciliari per esigenze personali, ma anche per esigenze politiche. L’avvocato ha detto che il suo assistito ha bisogno di confrontarsi direttamente col mondo della politica per decidere del suo futuro e si è detto pronto sia a fare istanza sia eventualmente a fare ricorso al Riesame.
Il “silenzio” di Toti non è una sorpresa, infatti giovedì Savi aveva lasciato intendere che il suo assistito poteva avvalersi della facoltà di non rispondere. “Prima di prendere posizioni o dare spiegazioni dobbiamo approfondire la lettura degli atti per capire su che cosa, dove e come fornire spiegazioni” – ha precisato Savi.
Secondo Savi non ci sono anomalie né a titolo personale né a nessun altro titolo, in quanto la tracciabilità dei soldi sia in entrata che in uscita sarebbe totale. L’avvocato ritiene che i movimenti di Toti siano trasparenti e ha dichiarato di poter dimostrare che i soldi sono stati spesi esclusivamente per attività di tipo politico, connesse all’attività del presidente e delle persone che lavoravano con lui o che comunque avevano connessioni politiche con lui.
Sull’eventualità delle dimissioni di Toti, Savi ha detto che sarà il presidente a decidere dopo aver fatto le opportune valutazioni e dopo un confronto con le altri parti politiche.
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