Pubblicato il 26 Luglio 2024
Giovanni Toti, dopo l’inchiesta che ha portato al suo arresto, ha deciso di dimettersi da presidente della Liguria con una lettera consegna questa mattina. La notizia in realtà circolava già da ieri, fino alla conferma delle dimissioni di Toti agli arresti domiciliari da circa 80 giorni.
Le dimissioni di Giovanni Toti
L’assessore Giacomo Raul Giampedrone, delegato dallo stesso Toti, ha consegnato la lettera all’ufficio protocollo della Regione Liguria. A questo punto resta da riempire il posto rimasto vacante della presidenza della Regione Liguria ed entro 90 giorni sono previste le nuove elezioni.
La mossa di Toti sembra avere un obiettivo piuttosto chiaro: ottenere la revoca degli arresti domiciliari. Ed è esattamente quello che molto probabilmente farà l’avvocato del politico, dal momento che con le sue dimissioni è caduto uno dei presupposti che hanno limitato la libertà di Toti, cioè il ruolo pubblico, cosa che renderebbe più facile il ritorno alla libertà.
Nella lettera Toti ha detto di lasciare una Regione in ordine e che ha atteso finora prima di rassegnare le dimissioni per consentire al Consiglio regionale di approvare l’assestamento di bilancio e di rendiconto. Non è da escludere che sulle dimissioni di Toti possano aver inciso le ulteriori accuse di finanziamento illecito, per le quali l’ormai ex governatore si è avvalso della facoltà di non parlare.
Le prime avvisaglie
Che qualcosa bolliva in pentola lo si era capito ieri, quando il gruppo politico di Toti in Regione ha deciso di cambiare nome, passando da “Cambiamo con Toti presidente” a “Lista Toti Liguria”. Lo staff ha spiegato che il nome è stato cambiato solo per una questione tecnica: il movimento politico fondato da Toti nel 2019, “Cambiamo!”, e confluito nel 2022 al Centro non esiste più. Una spiegazione che non ha convinto particolarmente.
Sulla questione intanto si è espresso Calenda che a sorpresa, pur criticando Toti per la sua gestione negativa della Regione Liguria e pur vedendo in lui un avversario politico, lo ha comunque difeso: “Forzare le dimissioni di un Governatore attraverso l’imposizione di misure cautelari a pioggia è indegno di uno Stato di diritto. Così come indegno è usare le inchieste come fondamento di un confronto politico. Non è stata un bella pagina per la democrazia italiana”.