Pubblicato il 9 Gennaio 2024
Una terribile tragedia si è consumata ieri a Ravenna, dove una donna di 41 anni si è lanciata dal nono piano trascinandosi la figlioletta di 6 anni e il cane, un barboncino Toy. L’unica ad essere sopravvissuta è proprio lei, Giulia Lavatura, attualmente ricoverata nel reparto di Medicina d’urgenza all’ospedale Bufalini di Cesena con una prognosi di 40 giorni. Dovrà essere operata ed è in gravi condizioni, ma non sarebbe in pericolo di vita. Al momento è in stato di arresto, mentre proseguono le indagini per fare luce su questa agghiacciante vicenda.
La ricostruzione del volo dal nono piano
I primi a dare l’allarme sono stati alcuni operai che lavoravano nel cantiere, che dopo un rumore sordo hanno scoperto i corpi, mentre una vicina ha riferito di aver sentito le urla della bambina poco prima del volo.
Come riportato da RavennaToday, la donna da 10 anni era in cura in un centro di salute mentale e il marito, comprensibilmente sotto choc, non si è accorto di nulla fino a quando non sono arrivati i poliziotti.
Come riferisce l’Ansa non ci sarebbero stati episodi di violenza né particolari tensioni in famiglia, né tanto meno denunce presentate dalla donna. Eppure qualcosa è scattato nella sua mente, spingendola a fare questo folle gesto che è costato la vita alla sua bimba di 6 anni e al cagnolino di famiglia.
Le turbe psichiche di Giulia
L’insano gesto in un certo senso era stato anticipato dalla 41enne su Facebook, dove aveva scritto un post, una sorta di messaggio d’addio per spiegare la sua follia: “Perché l’ho fatto? – ha scritto la donna – Padre violento e aggressivo. Nessuno me lo tiene lontano. Mi perseguita”. La donna ha poi parlato di non ben precisate violenze domestiche commesse da vari membri della famiglia, di cui fa anche i nomi.
Ha poi denunciato di essere stata ricoverata e di aver assunto farmaci contro la sua volontà, di aver subito un Tso e di essere stata allontanata dalla figlia in maniera ingiustificata. Secondo lei anche la figlia e il cagnolino, un barboncino toy di nome Jessy, erano vittime di violenze, forse per questo motivo ha deciso di trascinare entrambi con sé nel baratro.
Nel suo delirante messaggio c’è spazio per i ringraziamenti alle colleghe e alle amiche, ma i suoi pensieri appaiono confusi e senza un filo logico, spia di un disagio mentale che aveva ormai oltrepassato i limiti.
Le indagini
Le indagini degli inquirenti partono proprio dalla ricostruzione del folle gesto: la polizia ha interrogato alcuni residenti dello stabile di via Dradi, dove Giulia viveva col marito e la figlia. Una donna avrebbe udito la bimba urlare alla madre di non farlo, poi il salto nel vuoto e il rumore sordo sentito anche nelle palazzine vicine.
Gli investigatori stanno verificando se la donna ha avuto dei contatti prima del tentato suicidio per un caso che accende nuovamente i riflettori sul tema della salute mentale e su un sistema che non è riuscito a prevenire questa tragedia, come successo nel caso di Alberto Scagni, che ha ucciso la sorella Alice a coltellate, o di Matteo Concetti, 23enne impiccatosi in carcere che aveva annunciato il suicidio se fosse stato portato nuovamente in isolamento.