Pubblicato il 20 Aprile 2021
Questa mattina i comuni di Caivano, Casoria e Crispano hanno esposto degli striscioni fuori alle rispettive case comunali per chiedere giustizia e fare luce sulla scomparsa di Mario Paciolla, napoletano di 33 anni ritrovato misteriosamente morto nel suo appartamento a San Vicente del Caguàn in Colombia il 15 luglio 2020.
Così recita il post su Facebook del sindaco di Casoria Raffaele Bene: “Uno striscione per chiedere giustizia sul caso di Mario Paciolla, il giovane cooperatore dell’ONU, ritrovato senza vita in Colombia.
Uno striscione è stato esposto presso la Casa Comunale di Casoria, nonché di Caivano e Crispano. I genitori di Mario, i signori Pino Paciolla e Anna Motta, hanno incontrato il primo cittadino con i rappresentanti dell’amministrazione comunale ed insieme hanno esposto lo striscione”.
Dello stesso tenore il post su Facebook di Michele Emiliano, sindaco di Crispano: “Stamane abbiamo ospitato presso la casa comunale i genitori di Mario Paciolla, giovane cooperante dell’ONU scomparso in circostanze misteriose. Abbiamo affisso alla casa comunale uno striscione in suo ricordo.
L’iniziativa, che segue quella di altri comuni come Napoli, Frattamaggiore, Frattaminore e da oggi anche Caivano e Casoria insieme a Crispano, ha l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sulla vicenda di questo giovane cooperante dell’ONU sulla cui morte indagano le autorità italiane ed estere; Mario è scomparso in Colombia e la sua morte resta avvolta da un alone di mistero.
I genitori ovviamente sono molto provati dalla sua morte, che desta emozione e comprensione e chiedono giustizia e la verità sulla sua scomparsa. Per questa ragione ci uniamo a questo appello, affinché resti viva la memoria di Mario e nell’auspicio che le autorità colombiane e soprattutto quelle italiane, nel cui lavoro confidiamo con forza, possano fare piena luce su questa prematura scomparsa di un giovane che lavorava per la pace”.
Chi era Mario Paciolla?
Mario Paciolla lavorava come collaboratore dell’Onu in Colombia incaricato di verificare i risultati di alcuni progetti delle Nazioni Unite, legati principalmente all’attuazione dei protocolli di pace tra lo Stato e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC).
In particolare Paciolla aveva documentato, con altri colleghi, i dettagli dell’operazione militare del 29 agosto 2019 nel villaggio Aguas Claras del Comune di San Vicente Caguàn contro l’accampamento di Rogelio Bolìvar Còrdova, leader di una delle fazioni di dissidenti delle FARC contrarie al processo di disarmo e smobilitazione previsto dagli accordi di pace. In quell’occasione morirono 7 minorenni tra i 12 ed i 17 anni.
Da allora iniziò l’incubo per Mario, che si sentì in pericolo, tradito e arrabbiato con i suoi superiori. A novembre 2019, durante una vacanza a Napoli, il giovane cancellò i suoi articoli dai siti web, eliminò le foto personali dai social, cambiò le password e addirittura separò la connessione Internet, fino a quel momento condivisa tra il suo appartamento e la casa di famiglia. Mario temeva infatti un attacco hacker e desiderava cambiare vita poiché si sentiva in pericolo.
Una morte avvolta nel mistero
Purtroppo le sue paure si rivelarono fondate, poiché fu trovato morto il 15 luglio 2020. Secondo le autorità colombiane il ragazzo si sarebbe suicidato. In base ad un documento Mario si sarebbe prima autoinflitto dei tagli all’altezza dei polsi, dopodiché si sarebbe impiccato avvolgendosi un lenzuolo attorno al collo.
Una dinamica cervellotica che i medici italiani hanno respinto fermamente, ritenendo invece che si tratti di omicidio. Secondo loro infatti Mario era già morto quando gli fu stretto il lenzuolo intorno al collo. Una vicenda sulla quale è doveroso fare luce per ridare un minimo di serenità, ma soprattutto di giustizia, alla famiglia.