Pubblicato il 13 Giugno 2024
Hanno fatto il giro del mondo le scene da “Far West” alla Camera dove il leghista Igor Iezzi ha cercato di colpire più volte con un pugno il grillino Leonardo Donno, che a sua volta voleva provocatoriamente avvolgere una bandiera tricolore attorno a Roberto Calderoli, ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie.
Il giorno dopo David Parenzo ha invitato i due contendenti alla trasmissione “L’aria che tira” su La7, nel tentativo di farli riappacificare. Missione fallita, anzi, è andata in scena un’altra scazzottata, questa volta solo verbale fortunatamente, tra Donno collegato in video e Iezzi al telefono.
Dopo la rissa Donno, deputato del M5S, è uscito in carrozzina e si è lamentato del fatto di non aver ricevuto alcun attestato di solidarietà, né da Fratelli d’Italia né dalla Lega. Parenzo ha quindi invitato Iezzi per ascoltare la sua versione.
Donno vs Iezzi, volano parole grosse
Iezzi, invitato da Parenzo a chiedere scusa, ha replicato che neanche Calderoli ha ricevuto attestati di solidarietà dal M5S. Ha poi sottolineato che non ha colpito Donno, concetto già ribadito dopo l’aggressione quando postò un video sarcastico in cui richiedeva l’intervento del Var per essere “scagionato”.
A quel punto è intervenuto Parenzo, che ha detto: “Però se è così non dovrebbe essere punita neanche la tentata rapina, poiché non si è mai consumata effettivamente”. Nonostante tutti i tentativi di Parenzo, la parola scusa da bocca di Iezzi non è uscita, anzi il leghista ha accusato Donno di aver “simulato” e di aver aggredito a sua volta Calderoli.
A quel punto è intervenuto Donno, che ha detto in modo sprezzante: “Chiedo scusa io ai cittadini italiani perché c’è gente del genere che rappresenta anche loro”. Rifacendosi poi all’esempio che ha fatto Parenzo, ha aggiunto: “È come se uno esce per strada con una pistola, spara a una persona, non la colpisce ma dice ‘non l’ho colpito!'”.
A quel punto la discussione verbale ha iniziato a degenerare, con Donno che chiedeva a Iezzi cosa avrebbe fatto senza l’intervento dei commessi. La lite è proseguita con il pentastellato che ha definito il leghista un soggetto “pericoloso, fascista e squadrista”, mentre il povero Parenzo cercava invano di tenere a freno i due contendenti sempre più inviperiti.