Solo pochi giorni fa era circolata la notizia che Chiara Ferragni ha bisogno di 6 milioni di euro per salvare la sua società la Fenice srl, data la crisi di liquidità scaturita dall’addio di brand importanti e dalle collaborazioni ormai praticamente nulle dell’influencer sui social.
La Ferragni sta provando faticosamente a ricostruire la sua immagine, ma i risultati finora sono piuttosto scarsi. Intanto però sta per scoppiare un altro “bubbone” in casa Ferragni, quello legato al suo fedelissimo collaboratore, o forse ex, Fabio Maria Damato.
Damato, così come la Ferragni e Alessandra Balocco, è indagato per truffa aggravata da minorata difesa. Il manager spesso ha vissuto in simbiosi con la Ferragni, tant’è che alcune malelingue hanno parlato di Damato come il vero marito dell’imprenditrice.
Voci che non hanno fatto piacere a Fedez, che in più occasioni avrebbe battibeccato col braccio destro della Ferragni. Inoltre nella recente intervista a “Belve” Fedez disse che la moglie sbagliò a prendersi tutte le colpe, puntando il dito contro altre persone e alludendo proprio a Damato, che però non è mai stato nominato apertamente.
Intanto però il matrimonio professionale tra la Ferragni e Damato sembra essere finito, ancor prima di quello tra l’influencer e il rapper. Dal 15 dicembre il manager è scomparso dai radar ed è quasi totalmente assente dai social, dove fino a pochi mesi fa “piovevano” foto con la Ferragni.
Il sodalizio sembra essere finito come riporta il Messaggero e in caso di licenziamento Damato potrebbe pretendere qualcosa come 4 milioni di euro per la liquidazione, come indicato da Gabriele Parpiglia a Rtl 102.5 pochi giorni fa. Una richiesta che farebbe vacillare ulteriormente le casse della Ferragni, già prosciugate dalle spese legali e dalle ingenti perdite che il caso-pandoro ha provocato per i pesantissimi danni in termini di ritorno d’immagine.
L’imprenditrice intanto sta cercando nuovi soci per far fronte alla crisi economica, ma l’operazione è piuttosto complessa poiché risulta complicato trovare imprenditori disposti a versare milioni per un brand che sembra essere sull’orlo del precipizio.
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