Pubblicato il 17 Ottobre 2024
C’è grande fermento nelle curve dell’Inter e del Milan dopo le indagini che hanno portato all’arresto di 18 ultrà rossoneri e nerazzurri. Nei guai, come riportato da Adnkronos, ci è finito anche Daniele Cataldo, molto vicino al capoultrà del Milan Luca Lucci, fermato con l’accusa di tentato omicidio di Enzo Anghinelli, contro il quale furono sparati 5 colpi di pistola il 12 aprile del 2019 in via Cadore. Con l’accusa di concorso in omicidio è indagato anche Lucci, finito in carcere lo scorso 30 settembre.
Il tentato omicidio di Anghinelli
Anghinelli subì un agguato nell’aprile del 2019, quando finì in coma per qualche giorno dopo essere stato raggiunto da un proiettile alla testa. Gli inquirenti seguirono due piste: la droga, in quanto l’uomo ha precedenti in questo ambito, e la curva Sud, poiché sembra che l’uomo avesse avuto qualche screzio con capi ultrà rossoneri. Le indagini si rivelarono lunghe e infruttuose e stavano per naufragare, fino a quando è arrivato l’inchiesta sulle curve di San Siro che hanno permesso di ricostruire i fatti. Anghinelli avrebbe avuto contrasti per la gestione degli affari del tifo organizzato con i capi ultrà e da quest’altro filone di indagine è partito il fermo di Cataldo.
Due indagati, durante una conversazione intercettata, stavano discutendo della posizione di Luca Lucci e della sua scalata al potere in curva. Avrebbero poi aggiunto che tra questi gruppi sarebbe maturato l’agguato contro un tifoso, forse proprio Anghinelli. “L’han sparato, è vivo, è vivo ma è come un vegetale” – queste le parole intercettate tra i due indagati, che lasciano intendere che il soggetto della loro discussione era proprio Anghinelli. Secondo le indagini della Squadra Mobile sembra che Daniele Cataldo a bordo del suo scooter abbia fatto fuoco contro Anghinelli, mentre per questo agguato Lucci è indagato solo per concorso in omicidio.