Pubblicato il 12 Settembre 2024
Mercoledì 11 settembre a Breno, in provincia di Brescia, sono stati arrestati tre sedicenti medici oncologi, che in realtà non avevano alcun titolo, che avevano proposto una cura sperimentale alla famiglia di un bambino di 2 anni malato di tumore. I genitori del piccolo avevano dunque deciso di lasciare il trattamento tradizionale e di affidarsi ad una terapia sperimentale dai costi molto elevati. Solo dopo aver constatato che la nuova cura non portava a nessun risultato, hanno deciso di denunciare tutto alle forze dell’ordine.
La truffa della cura sperimentale per il tumore
I genitori avevano notato che le cure tradizionali negli ospedali di Brescia e di Padova non funzionavano e così, in preda alla disperazione, si erano affidati ai tre individui spacciatisi per medici oncologi che avevano proposto loro una cura sperimentale con il macchinario Scio negli Stati Uniti. Questo strumento sfrutta l’energia positiva prodotta dalla fisica quantistica e dai campi magnetici per provare a contrastare il tumore.
I genitori hanno dunque sborsato una somma ingente per sottoporre il piccolo alla cura sperimentale, ma le sue condizioni non miglioravano, anzi continuavano a peggiorare. “Dopo il terzo trattamento, ci era stato assicurato che il tumore fosse in disgregazione, ma non è stato così” – hanno detto i genitori ai carabinieri di Breno.
La denuncia e le minacce
La coppia, dopo aver denunciato il tutto alle forze dell’ordine, si è anche rivolta alla trasmissione “Striscia la notizia” su Canale 5. I tre imputati attualmente sono agli arresti domiciliari: si tratta di una 40enne di Bologna, una 39enne di Terni e una 46enne di Ferrara accusati di tentata estorsione, sostituzione di persona, esercizio abusivo di una professione, truffa e lesioni personali.
La 40enne bolognese inoltre sarebbe indagata anche di tentata estorsione, poiché avrebbe minacciato la famiglia del bimbo intimando ai genitori di ritrattare le dichiarazioni rilasciate a Striscia la Notizia. Altre minacce sarebbero state rivolte anche al medico oncologo dell’ospedale di Brescia, dove il bambino era in cura.
Anche i genitori erano stati segnalati al tribunale dei minori di Brescia per aver abbandonato le cure tradizionali, ma il gip ha tenuto conto della loro scarsa lucidità e della loro disperazione, quindi ha deciso di archiviare il procedimento a loro carico. A partire dal 2023 il piccolo ha ripreso le cure tradizionali.