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Guerra, Marina e Margareta accolte dalla Caritas di Catania. Pappalardo: “Ci hanno portato dentro ai loro racconti”

Il responsabile delle attività della Caritas di Catania, Salvo Pappalardo, parla dell’importanza dell’accoglienza di queste due donne ucraine scappate dal conflitto in corso, ma non solo.

Pubblicato il 9 Giugno 2022

La Caritas Diocesana di Catania, da sempre in prima linea per l’accoglienza delle persone bisognose, si muove per portare in città e offrire i propri servizi ai profughi della guerra tra Russia e Ucraina. Marina e Margareta, arrivate in Sicilia dall’Ucraina nei giorni scorsi, sono scappate dalla guerra con i tre figli minorenni e hanno storie di sofferenza e difficoltà da raccontare e anche una scia di speranza e di grande forza a sostenerle, a partire soprattutto dal pensiero rivolto ai mariti, rimasti in Ucraina per contribuire alla resistenza contro l’invasione russa. I due nuclei familiari sono stati ospitati nel gruppo appartamento della Caritas Diocesana di Catania, un immobile che è un bene confiscato alla mafia e concesso dal Comune di Catania in comodato ad uso gratuito.

A condurle in Sicilia un lungo viaggio in autobus dall’Ucraina, un percorso reso possibile dai corridoi umanitari. Giunte a Catania, dopo gli screening sanitari di routine, sono state prese in carico dalla Caritas Diocesana che, tramite la propria assistente sociale, ha attivato tutti gli iter necessari per registrare la loro presenza in città e quindi procedere ai permessi di soggiorno e alla documentazione provvisoria per essere riconosciute dal servizio sanitario nazionale. Inoltre, si è immediatamente resa disponibile la rete di accoglienza sanitaria, composta da medici volontari della Caritas, che ha tempestivamente provveduto alle visite di controllo. Le due famiglie si sono conosciute all’interno del gruppo appartamento della Caritas, grazie anche alla mediazione degli operatori dell’organismo diocesano, e adesso collaborano strettamente nel corso della routine quotidiana.

Don Pietro Galvano, direttore della Caritas Diocesana di Catania, ha espresso un suo pensiero a largo raggio sul tema dell’accoglienza, con riferimento in particolare alle barriere continentali, affermando: “La Caritas accoglie tutti, senza fare distinzione di persone per il colore della loro pelle: abbiamo accolto donne eritree con i loro bambini, ora accogliamo donne ucraine con i loro figli. L’Europa non può dimenticare le migliaia di persone che sono morte in mare, provenienti dall’Africa o da altre zone, rifiutate proprio da quell’Europa che oggi accoglie e che purtroppo discrimina”.

Le due donne e i loro figli sono stati prontamente inseriti nella rete di supporto cittadino della Caritas Diocesana di Catania. In particolare, il Talità Kum di Librino provvederà alle iniziative per i piccoli, con un consolidato grest che consentirà a loro anche di confrontarsi con i pari età italiani, mentre l’Istituto delle figlie della Sapienza si è reso disponibile per organizzare attività ricreative per le adulte. La Caritas Diocesana, oltre a farsi carico di tutte le spese inerenti la struttura (utenze e manutenzione), è impegnata anche nel promuovere l’integrazione nel tessuto cittadino, proponendo momenti di incontro con i volontari, e occasioni di conoscenza del territorio con delle gite strutturate per questo scopo.

“Queste donne hanno vissuto il trauma della guerra – ha detto Sarah Zimbili, assistente sociale e referente del Centro di Ascolto dell’Help Center – e noi siamo qui per dare tutto il supporto necessario affinché possano sentirsi al sicuro e non perdere il loro ritmo di vita, soprattutto per i minori che riprenderanno le scuole in Sicilia, in attesa, glielo auguriamo, di un pronto ritorno nel loro Paese che resta la più grande speranza”. Il responsabile delle attività della Caritas Diocesana di Catania, Salvo Pappalardo, sentito da noi telefonicamente, ha parlato dell’importanza di tutto ciò, soprattutto in relazione ai racconti di Marina e Margareta e alla loro accoglienza all’interno di un bene sottratto alla malavita organizzata. Oltre a ciò ha dato anche un idea su come vanno avanti le procedure di accoglienza per i profughi ucraini.

E’ stato molto bello accoglierle – ha detto Pappalardo –, un qualcosa che ha anche rappresentato un’opportunità per noi, perché non offriamo solo un posto, ma anche accoglienza nel cuore. Loro provengono da un conflitto armato e hanno mostrato a noi le loro paure, in particolare per i rispettivi mariti che stanno combattendo la guerra e che rischiano da un momento all’altro di non vedere più. Circa due mesi fa alle 5 del mattino hanno dovuto lasciare la casa a causa dei danni e dei colpi delle armi. Dopo il loro viaggio tra Polonia, Romania e Roma le abbiamo accolte qualche giorno fa a Catania e ci hanno accolti nei loro racconti. Quel che è importante è anche la condivisione con loro di tutto ciò che abbiamo nella nostra famiglia. Ogni bene confiscato a gente che utilizzato proventi illeciti rappresenta un bene per tutte le persone che hanno fragilità. Così si può dare un valore aggiunto alla comunità con iniziative caritatevoli che fanno del bene. Noi certamente non ci fermiamo qui perché dobbiamo aprirci al bene comune. Non abbiamo avuto alcun problema nell’ambito delle procedure burocratiche anche grazie al supporto dell’Asp e della Questura. La Caritas a livello nazionale ha sempre agevolato tutto per il passaggio nei corridoi umanitari che hanno luogo ogni quindici giorni”.