Gli hacker della Equalize di Milano entravano nella banca dati della polizia e accedevano a dati riservati di personalità di spicco della politica, dello spettacolo, dell’imprenditoria e dell’industria italiana, a partire dal presidente Sergio Mattarella di cui era stato clonato l’account mail. “Con i report che abbiamo possiamo sputtanare tutta l’Italia” – dicevano tronfi durante le telefonate gli hacker che avrebbero avuto contatti con i servizi segreti e con pregiudicati di mafia.
A quanto pare c’era una sorta di sistema del “semaforo”, dove le persone venivano schedate per colore, e a questo sistema veniva affiancato una piattaforma aggregatrice di banche dati istituzionali che sarebbe stata creata dall’hacker Samuele Calamucci tramite la quale venivano scaricate informazioni riservate direttamente dall’archivio Sdi della polizia.
La Equalize srl è una società di sicurezza e investigazioni con sede in via Pattari, alle spalle del Duomo di Milano. In seguito all’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia sono finiti agli arresti domiciliari l’ad della società, l’ex poliziotto Carmine Gallo, i titolari o soci di aziende collegate e specializzate nella sicurezza e nell’informatica Nunzio Calamucci, Massimilianoi Camponovo e Giulio Cornelli. Indagati il presidente di Fondazione Fiera Milano, consigliere della Bocconi e principale socio di Equalize, Enrico Pazzali, e clienti come il finanziere Matteo Arpe, l’imprenditore Leonardo Maria Del Vecchio e la giudice Carla Giovanna Ranieri. Tra le vittime “doc” personaggi illustri come Matteo Renzi, Ignazio La Russa, Letizia Moratti, Alex Britti e Paolo Scaroni, solo per citarne alcuni.
Gli hacker mettevano le mani sui dati delle vittime accedendo allo Sdi di polizia, cioè il Sistema d’indagine informatico, banca nati nata nel 1981 dove raccogliere segnalazioni, querele e dati giudiziari su nominativi. L’accesso naturalmente è riservato solo agli ufficiali di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza e agli agenti autorizzati. Ogni accesso con tanto di password va motivato e gli hacker di Equalize sono riusciti ad entrare tramite il trojan Rat (Remote Access Trojan) nei server del Viminale. Si tratta di un malware nascosto in un programma in grado di intercettare attività, dati e conversazioni.
Sotto la lente d’ingrandimento dell’indagine ci sono le copie forensi, cioè cloni digitali del contenuto dei telefonini che si effettuano con l’autorizzazione dei giudici e possono essere usate nei processi come prove. Al termine delle analisi, vanno poi restituite al committente. Gli inquirenti sospettano che ci sia stata una compravendita di copie forensi, di cui parla l’hacker Calamucci, citando un certo Checco indicato come l’uomo che “fa le cose per la Procura”. Tra i file trovati ce n’è uno classificato come riservato e riconducibile all’Aisi, cioè al servizio segreto interno italiano. Sempre Calamucci in una telefonata si vanta di avere clienti top e una documentazione che nessuno ha in Italia. comprensiva di contatti tra i servizi segreti.
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