Hamas avrebbe accettato una bozza di accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza con il rilascio di decine di ostaggi, come riferito da un funzionario israeliano che ha partecipato ai colloqui. La copia dell’accordo proposto è entrato in possesso dell’Associated Press e il contenuto sarebbe stato confermato da altri due funzionari coinvolti nei colloqui, uno egiziano e l’altro di Hamas. Tutti e tre i funzionari hanno accettato di parlare a patto di mantenere l’anonimato e adesso la palla passa ad Israele, che dovrà approvare il piano.
Secondo la bozza dell’accordo Hamas dovrebbe rilasciare gradualmente 33 ostaggi entro 6 settimane, tra cui civili feriti, donne, bambini e anziani, in cambio di centinaia di donne e bambini palestinesi imprigionati da Israele. Tra i 33 ostaggi israeliani ci sarebbero anche 5 soldatesse israeliane, che verrebbero rilasciate in cambio di 50 prigionieri palestinesi, 30 dei quali condannati all’ergastolo.
Durante questa fase, che dovrebbe durare 42 giorni, le Idf si impegnerebbero a ritirarsi dai centri abitati, concedendo ai palestinesi di rientrare nelle loro case a nord di Gaza. Inoltre Israele non ostacolerebbe il passaggio di aiuti umanitari con circa 600 camion in arrivo ogni giorno. Questa è una fase delicate che richiede la massima attenzione, soprattutto dopo le accuse alla polizia di Israele di boicottare gli aiuti umanitari alla popolazione palestinese mosse nel maggio del 2024.
Il cessate il fuoco non significherebbe automaticamente la totale cessazione delle ostilità, quindi i tre mediatori Usa, Qatar ed Egitto, come riferito da un funzionario egiziano, avrebbero dato garanzie verbali ad Hamas affinché i negoziati proseguano. Secondo gli accordi Israele manterrebbe il controllo del Corridoio Filadelfia, a cavallo tra Gaza e l’Egitto, dove Hamas aveva chiesto il ritiro delle Idf. Le truppe israeliane però dovrebbero ritirarsi dal Corridoio Netzarim, nell’area centrale di Gaza.
Hamas a sua volta si impegnerebbe a rilasciare gli ostaggi ancora in vita, principalmente soldati maschi, in cambio di altri prigionieri e del ritiro totale delle truppe israeliane da Gaza. Senza queste condizioni, Hamas ha già fatto sapere che non libererà gli ostaggi.
Si arriverebbe così alla terza fase, con Hamas che si impegnerebbe a restituire i corpi degli ostaggi deceduti in cambio di un piano di ricostruzione da 3 a 5 anni da realizzare sotto la supervisione internazionale. Trattative seguite febbrilmente anche dai parenti degli ostaggi da Hamas, che da tempo protestano contro Netanyahu per la gestione ritenuta fallimentare degli ostaggi e proprio oggi 14 gennaio i rappresentanti dell’Hostage Families Forum dovrebbero incontrare il Primo Ministro. Che ne sarà di Gaza a livello politico? Nei colloqui non sembra esserci stato alcun accordo, né tanto meno è previsto un governo alternativo, quindi è probabile che Hamas resterà al comando di Gaza, cosa che non garantirebbe comunque una pace stabile nella Striscia.
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