Pubblicato il 22 Giugno 2020
Diventa un caso politico nazionale la frode alla Regione Toscana nella fornitura di mascherine chirurgiche. Il senatore Patrizio La Pietra ha presentato un’interrogazione parlamentare e il consigliere regionale Paolo Marcheschi si è fatto promotore di un esposto alla Corte dei Conti, entrambi Fratelli d’Italia vogliono andare fino in fondo all’annosa vicenda che ha portato all’inchiesta della procura di Prato congiunta alle indagini della guardia di finanza di Prato.
Non sono mancate dure critiche da parte del Senatore La Pietra: “ Una vergognosa pratica pagata con i soldi pubblici nell’assoluto vuoto di controlli e verifiche provocato dall’urgenza di reperire gli indispensabili dispositivi di protezione individuale, primi su tutti le mascherine. Sono necessari chiarimenti perché si parla di 45 milioni di soldi dei cittadini consegnati nelle mani di un’azienda cinese che ha garantito che avrebbe prodotto in proprio le mascherine e nessuno si è accorto che tale garanzia veniva data da chi aveva appena messo in cassa integrazione 18 dipendenti.
Anche il consigliere regionale Marcheschi si è detto spinto a presentare esposto alla Corte dei Conti per difendere i soldi dei toscani e di fronte al muro di gomma del Governatore Rossi.
La frode è stata scoperta ai primi giugno quando un’operazione della Guardia di Finanza di Prato con l’impiego di 250 uomini e migliaia di perquisizioni, ha condotto all’arresto di 13 imprenditori, alla scoperta di 90 lavoratori clandestini, e al sequestro di milioni di mascherine già confezionate.
Le indagini congiunte della Procura di Prato e di Guardia di Finanza si muovono su due filoni : frode nelle pubbliche forniture truffa ai danni dello Stato, violazione del Codice degli appalti. Il secondo riguarda lo sfruttamento sul lavoro.
Le società produttrici gestite da imprenditori cinesi del gruppo YL, erano state abili nel riconvertirsi da abbigliamento a produzione di mascherine.
Si indaga su appalti pubblici per almeno 100 milioni di mascherine e un valore di 45 milioni di euro, realizzate con materiali scadenti, senza i requisiti necessari come l’efficacia filtrante per risparmiare sulla materia prima e massimizzare i guadagni.
IL Gruppo Y.L guidato dai fratelli Alessandro e Marco Hong, 33 e 23 anni, dal 2008 fornitore del marchio Zara e da cinque anni produttore della linea di abbigliamento Distretto12, sarebbe a capo di 28 ditte individuali cinesi di abbigliamento, non indicate come subappaltatori all’atto della commessa, che sfruttano operai in nero e clandestini (ne sono stati individuati 90), che lavoravano 16 ore al giorno in condizioni degradanti e di pericolo, e che vivevano come schiavi nelle ditte in dormitori ricavati all’interno dei laboratori senza igiene né sicurezza, a cucire senza sosta migliaia di mascherine da mattina a sera.