Questa potrebbe essere l’estate della revolucion in casa Barcellona, incappata in un annus horribilis concluso dall’umiliante 8-2 contro il Bayern Monaco che è valso l’eliminazione dalla Champions League. E di questa revolucion potrebbe far parte anche Lionel Messi, volto del Barcellona degli ultimi quindici anni, in rotta con club e ambiente.
I motivi del mal di pancia del diez sono molteplici e risalgono a mesi fa, quando dopo l’esonero dell’ex tecnico Ernesto Valverde ebbe un acceso battibecco social con l’ex compagno e attuale ds blaugrana Eric Abidal, che aveva accusato il gruppo di remare contro l’allenatore. E poche settimane dopo scoppiò il caso I3 Ventures, la società pagata dalla presidenza catalana per creare account social e screditare i senatori del Barcellona, da Piqué a Busquets, passando, soprattutto, per Lionel Messi. Anche per questo Messi e il suo clan avrebbero spinto per le dimissioni della società attuale, caldeggiando un ritorno ai vertiti di Laporta. Già, i clan. Perché a Barcellona funziona così: o sei del clan Messi, o sei fuori. E fuori ci sono i vari Griezmann, De Jong, costati quasi trecento milioni in due e mai ambientatisi in Catalunya.
E ora le voci sono incontrollabili, da Marcelo Behcler, l’uomo che per primo annunciò il divorzio Barça-Neymar, a tanti quotidiani vicini alle vicende Barça: Messi vuole lasciare Barcellona e lo avrebbe comunicato in società, che nel frattempo sta per annunciare Rambo Koeman come nuovo allenatore. Ma Messi può lasciare davvero? Si parla dell’Inter, con il padre della Pulce che ha comprato casa a Milano provando a sfruttare gli sgravi fiscali del nostro paese. Ma per Messi servono almeno duecento milioni di euro, mica spicci. E allora si guarda all’Inghilterra, specialmente al Manchester City di Pep Guardiola, maestro di Messi e artefice del rivoluzionario tiki taka del 2008: Pep ha confermato di voler rimanere a Manchester, e per le casse degli sceicchi Messi non sarebbe un problema così insormontabile.
O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo. E Messi, per certi versi, è già diventato il cattivo.
Niccolò Pasta
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