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1000 chilometri da solo per arrivare in Slovacchia: la storia di un bambino ucraino

Ucraina, Slovacchia

Iashi, 11enne ucraino, ha percorso più di 1000 chilometri da solo per arrivare in Slovacchia

ndici anni di età: da Zaporizhzhia un bambino ucraino ha raggiunto il confine con la Slovacchia, percorrendo circa 1000 chilometri

Pubblicato il 8 Marzo 2022

Undici anni di età: da Zaporizhzhia un bambino ucraino ha raggiunto il confine con la Slovacchia, percorrendo circa 1000 chilometri. Lo si legge sul profilo Facebook del ministero dell’Interno della Repubblica Slovacca. Il piccolo Iashi aveva con sé un sacchetto di plastica e un passaporto. Sulla manina, c’era scritto un numero di telefono. E’ partito con uno zainetto rosso e un cappellino di lana nera e azzurra sulla testa.

“I volontari lo hanno portato al caldo”

I suoi genitori sono rimasti in Ucraina: si sono occupati di lui, che era quindi da solo, i volontari al confine con la Slovacchia. Ecco quanto si legge sui social: “I volontari si sono volentieri presi cura di lui, lo hanno portato al caldo e gli hanno fornito cibo e bevande”. Sorrideva “senza paura e con la determinazione degni di un vero eroe”. Gli adulti hanno composto il numero di telefono e hanno così contattato i parenti che lo aspettavano. La polizia ha accompagnato il piccolo a Bratislava: “Grazie al numero sulla mano e a un pezzo di carta in tasca, siamo stati in grado di contattare i parenti che sono venuti a prenderlo più tardi”, hanno dichiarato.

Yulia Pisetskaya: “Sono molto grata che la vita di mio figlio sia stata salvata”

Yulia Pisetskaya è la madre del bambino: in un video pubblicato sui social ha spiegato che è vedova e non poteva lasciare la madre, anziana e nell’impossibilità di muoversi. Queste le sue parole: “Sono molto grata che la vita di mio figlio sia stata salvata. Nel vostro piccolo Paese ci sono persone dal cuore grande”.

Iashi è soltanto uno degli 1,7 milioni di rifugiati ucraini che non hanno avuto altra scelta, se non fuggire. Sono più di 128mila i rifugiati arrivati ​​in Slovacchia dal 24 febbraio, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr).