« Torna indietro

Il boss Raffaele Cutolo trasferito dal carcere all’ospedale di Parma

Pubblicato il 4 Agosto 2020

Il capo della Nuova Camorra Organizzata, Raffaele Cutolo 78 anni, detenuto nel carcere di Parma in regime di 41 bis, è stato trasferito giovedì da via Burla all’ospedale Maggiore di Parma nel reparto detenuti.

A rivelarlo, in un’intervista al quotidiano di Napoli Il Mattino, è la moglie Immacolata Iacone che lamenta le peggiorate condizioni fisiche del fondatore della Nco.

Cutolo, per il quale era stato recentemente respinto il ricorso per la scarcerazione, sta scontando 14 ergastoli ed è affetto da patologie respiratorie.

La circostanza del ricovero è confermata  dal difensore, avvocato Gaetano Aufiero.

«Non sappiamo esattamente quali siano le sue condizioni. Ci dicono che la situazione è sotto controllo, e continuano a sostenere che rifiuta di fare gli esami. Ma noi riteniamo che non sia lucido», spiega il legale, riferendo che la moglie è andata a trovarlo, il 22 giugno e Cutolo non l’avrebbe riconosciuta. A giugno il tribunale di Sorveglianza di Bologna aveva respinto il ricorso della difesa per il rinvio dell’esecuzione della pena, per motivi di salute. Cutolo è detenuto al 41 bis.

«Abbiamo chiesto ripetutamente al magistrato di sorveglianza – aggiunge l’avvocato – di nominare un perito e non abbiamo risposte. Ho nominato un consulente di parte, un geriatra di Parma, ma il direttore del carcere ha respinto l’autorizzazione alla visita per motivi di opportunità, che non capiamo quali siano. Ho chiesto anche la possibilità di anticipare il colloquio mensile della moglie, previsto a fine mese, ai giorni di degenza, così che la moglie possa provare a convincerlo a fare gli esami e nemmeno questo viene autorizzato. Infine ho sollecitato con una serie di atti la fissazione dell’udienza sul reclamo, a Roma, contro il 41 bis, e ancora niente».
Cutolo era già stato ricoverato per un periodo in ospedale a inizio anno. I giudici della Sorveglianza avevano definito le sue condizioni non incompatibili con il carcere, osservando, peraltro, che il carisma criminale del boss non è svanito, ma anzi rimane un simbolo per i gruppi che continuano, ancora oggi, a richiamarsi a lui.