Incontro Carmelo De Caudo nel suo ufficio di via Crociferi. Arrivo in leggero anticipo- rispetto all’appuntamento – e lo trovo davanti al pc, assieme ad alcuni dirigenti, mentre lavora alla “griglia” parziale dei delegati al congresso provinciale della Cgil, che si terrà il 12 e 13 gennaio allo Sheraton di Acicastello: “Il congresso è il momento più importante per la nostra organizzazione”, dice, accogliendomi, De Caudo, operaio aeroportuale, oggi alla guida della Cgil etnea: “Nella nostra provincia – continua – hanno partecipato migliaia di iscritti. Siamo molto soddisfatti”.
I dirigenti presenti nella stanza escono alla spicciolata. Fa capolino sulla porta, agitando la mano, un esponente regionale degli edili, di passaggio a Catania: “Un saluto al volo – dice – scappo a Caltagirone”. Mancano pochi giorni, “al momento più importante” della Cgil di Catania, il primo, per De Caudo, da segretario generale, e la macchina organizzativa corre a tutto gas. E’ attesa da Roma, per concludere i lavori congressuali, Lara Ghiglione, responsabile nazionale del dipartimento politiche di genere della Cgil. Ma è previsto anche l’intervento di Alfio Mannino, che proprio dalle pendici dell’Etna ha “spiccato” il volo verso la guida della Cgil siciliana. Sulle pareti dell’ufficio campeggiano i dipinti dell’artista Santo Marino, immagini di lotte bracciantili, ritratti proletari e un quadro dedicato a Salvatore Novembre, l’edile colpito a morte dai carabinieri durante le manifestazioni del luglio ’60. Tiro fuori dallo zaino una penna e un fascio di fogli A4 e li dispiego sul tavolo a vetro: “Cominciamo?”
Segretario, partiamo dall’inizio. Cos’è un congresso della Cgil?
E’ il momento in cui si votano e discutono le scelte politiche della nostra organizzazione e in cui si rinnovano tutti gli organismi dirigenti, i direttivi, i segretari… E’ un percorso che si ripete ogni quattro anni, che parte dal “basso”, dai luoghi di lavoro e dal territorio, dalle iscritte e dagli iscritti, e si conclude con il congresso nazionale. Nelle assemblee congressuali si sono confrontati due documenti alternativi, diciamo due visioni, e a prevalere, in termini di consenso, è stato quello che vede come primo firmatario Maurizio Landini e che anch’io ho sostenuto.
Quanti iscritti hanno partecipato e votato a Catania?
Oltre 20.000. Un risultato straordinario, frutto di un lavoro corale di dirigenti, delegati e categorie.
E giovani? Se ne sono incontrati nelle assemblee sindacali?
Ho partecipato ad assemblee con i rider, con i navigator, con i somministrati, con i precari dei vari settori, anche di quelli tradizionalmente considerati più sicuri, come le banche, che sono permeate anch’esse da tempo da situazioni contrattuali “ibride” e precarie, come è emerso dal dibattito al congresso dei bancari.
E il sindacato riesce a dare voce e spazio a queste nuove soggettività o è ancora tarato sul lavoro subordinato?
Proprio Catania è stata protagonista in questi anni di una grande campagna contro la precarietà nel settore delle consegne a domicilio. Siamo riusciti, grazie al lavoro congiunto tra le categorie, a intercettare i rider, e a dare loro una cornice contrattuale avanzata, mettendo in discussione il sistema delle piattaforme e degli algoritmi che regolava arbitrariamente il lavoro, gli orari e le paghe di questi lavoratori. Ma dobbiamo e possiamo fare di più.
Cioè?
Ho visitato recentemente uno di quegli “incubatori” di start-up in cui lavorano migliaia di giovani. E anche lì ho registrato una forte domanda di rappresentanza e di tutela. Così come nel mondo delle partite iva. Per non parlare del mondo degli appalti…
Vecchia storia, gli appalti. Una vera e proprio giungla senza regole…
E’ inaccettabile che due persone che lavorano fianco a fianco, che hanno la stessa mansione, magari nello stesso luogo di lavoro, non abbiano gli stessi diritti e gli stessi salari. Vedi per esempio gli appalti ferroviari, o quelli degli ospedali, dove i lavoratori dell’azienda madre e quelli che lavorano in appalto per la stessa azienda, non godono, di fatto, dello stesso trattamento contrattuale. Per noi, a pari lavoro deve corrispondere pari salario e pari diritti.
E quindi? Come si interviene concretamente?
Io credo che sugli appalti dobbiamo mettere in campo a Catania una grande azione sindacale, cercando di rilanciare la discussione sul contratto unico di settore e sulla contrattazione inclusiva. Il nuovo codice degli appalti, tra l’altro, frammenta ulteriormente i cicli produttivi e abbassa i filtri anticorruzione, come denunciato dall’Anac e dalle associazioni antimafia. E’ una “zona franca”, che attraversa trasversalmente tutti i settori, frammentandoli e precarizzandoli. Per questo considero la “vertenza appalti” la madre di tutte le battaglie, assieme a quella sulla sicurezza sul lavoro.
Altra questione antica e mai risolta…
Ti do un dato che sintetizza bene la questione: con 30.000 aziende presenti in provincia, abbiamo appena 10 ispettori del lavoro, di cui solo 6 operativi. Da tempo diciamo di potenziare gli ispettorati, chiedendo al governo di modificare la legge per i vincitori di concorso per poterli finalmente utilizzare nella pubblica amministrazione. Ma per il momento nulla di fatto.
C’ è qualche raggio di luce tra tutte queste ombre?
Fortunatamente sì. Su Catania, sia StMicroelectronics che Enel Green Power stanno facendo investimenti importanti che avranno forti ricadute in termini occupazionali. Una boccata di ossigeno per il nostro territorio e per tanti nostri giovani che altrimenti sarebbero costretti ad andare via dalla propria terra in cerca di lavoro. Si parla complessivamente di circa 2000 nuovi posti di lavoro, tra diretti e indotto. Tutta buona occupazione, legata a produzioni di eccellenza, come quelle basate sul carburo di silicio o sulla energie alternative. Un’industria che guarda al futuro e che colloca la Sicilia in una posizione strategica rispetto al resto dell’Europa.
…Un’industria che torna al centro del dibattito a Catania
L’ho ripetuto più volte nelle nostre assemblee, l’industria è decisiva nello sviluppo del territorio. Non esiste crescita senza un apparato produttivo forte e sostenibile e senza politiche industriali degne di questo nome. Basti guardare alle condizioni in cui versa la Zona Industriale di Catania, che pure produce il 15% del Pil regionale, come è stato evidenziato nel congresso dei metalmeccanici. Purtroppo, la classe politica locale e nazionale non sembra avere consapevolezza delle potenzialità del territorio e spesso non si è dimostrata all’altezza delle sfide. A partire dalla questione delle infrastrutture.
Se ne parla da secoli…
Il porto, l’aeroporto, le ferrovie, devono sostenere e valorizzare le vocazioni commerciali, produttive e turistiche del territorio in un’ottica di sistema – a partire dal ruolo dell’Autorità Portuale che è, appunto, un’autorità di sistema – utilizzando tutte le risorse a disposizione. Da questo punto di vista, anche la Zes è una grande opportunità perché favorisce gli investimenti. Nella Zes rientra anche il retroporto di Catania, un’area che andrebbe radicalmente riqualificata e resa funzionale, rispettando il territorio e la sua storia. E, last but not least, occorre ammodernare e potenziare i collegamenti con l’aeroporto in una logica intermodale. In questo senso, la notizia dell’apertura, a inizio 2023, del cantiere della nuova fermata metro Aeroporto va nella direzione giusta.
Ecco, appunto, l’aeroporto, il grande convitato di pietra di ogni dibattito sullo sviluppo di Catania…
L’aeroporto è un grande volano di sviluppo per la nostra provincia, anche se un po’ obsoleto. In questi giorni sono stati diffusi i dati sul traffico passeggeri. Numeri confortanti, che si vanno stabilizzando sui livelli pre-pandemia. Ma la vera svolta starà nel rendere lo scalo etneo intercontinentale, un hub per i collegamenti con l’Asia e il Medioriente. Il progetto c’è già ma serve la realizzazione di una seconda pista più lunga che consenta l’atterraggio e il decollo di aeromobili come il 737 che però, a pieno carico, hanno bisogno di un chilometro di pista in più. C’è da capire, poi, quale deve essere il destino della vecchia aerostazione Morandi.
Anche il settore edile sembra vivere un momento d’oro…
L’edilizia sta vivendo un periodo di espansione ma dobbiamo essere consapevoli che non durerà per sempre. Al momento, è vero, l’occupazione è in crescita, tanto che risulta difficile persino trovare diverse figure professionali, come gli autisti di mezzi pesanti. Ma anche nel settore edile non mancano i problemi: le banche non danno più gli anticipi sul Superbonus e ci sono difficoltà nel reperimento delle materie prime legate alla crisi energetica che colpisce per esempio la nostra siderurgia, nel nostro caso le Acciaierie di Sicilia, determinando un netto calo di produzione dei tondini.
Andiamo verso le conclusioni. Come hai vissuto, sul piano personale, quest’anno e mezzo da segretario?
E’ stata un’esperienza istruttiva, che mi ha consentito di avere uno sguardo d’insieme sul mondo del lavoro e sulla società catanese. Un’esperienza da cui ho imparato che il contatto diretto con le persone che vogliamo rappresentare è fondamentale per portare avanti al meglio quest’impegno; che il disagio sociale, la povertà e la solitudine sono molto più diffuse di quanto non si pensi: più di una famiglia su dieci, secondo l’Istat, vive in povertà assoluta in questa città che, ricordo, è la prima per dispersione scolastica. Ma c’è anche tanta voglia di riscatto sociale e una vivacità dell’associazionismo che fa ben sperare. Recentemente, coinvolgendo le associazioni, abbiamo promosso un’iniziativa nel cuore di San Cristoforo, proprio per dare il senso delle cose che stiamo dicendo…
L’incontro organizzato nell’oratorio salesiano delle Salette?
Sì. Abbiamo parlato delle opportunità che i quartieri possono avere dal Pnrr, in termini di riqualificazione urbana. Se non erro, per la rigenerazione urbana sono disponibili più di 60 milioni di euro. In quell’occasione, abbiamo sottolineato le opportunità che le periferie hanno di cambiare volto ma anche l’immobilismo delle istituzioni. Noi chiediamo di concertare le azioni, considerando che i bandi devono essere espletati entro il 2023. Chiediamo da tempo al Comune di intercettare tutti gli altri fondi che possiamo mettere in correlazione col Pnrr. Se io per esempio debbo ristrutturare una scuola a Librino, posso intercettare anche i fondi della comunità europea per l’antisismico. Il problema è che il Comune è a corto di personale e che le figure addette ai progetti sono poche.
Anche la sanità non sembra messa bene…
C’è una vistosa mancanza di personale nella sanità, assieme alla totale assenza di volontà politica, da parte della regione, di potenziare i nostri nosocomi. Il caso di Caltagirone è eclatante. Abbiamo chiesto all’Asp l’assunzione di quei giovani utilizzati durante la pandemia, nel rispetto dei vincoli concorsuali. Abbiamo chiesto che questi lavoratori, ritenuti “essenziali” durante il lockdown, possano avere un punteggio superiore rispetto a chi è rimasto a casa. Ma le nostre, al momento, sono rimaste voci nel deserto. E vogliamo parlare dei Pronto Soccorso?
Parliamone…
I Pronto Soccorsi, tranne qualche eccezione, versano in condizioni drammatiche, nonostante l’abnegazione del personale sanitario che spesso è anche vittima di aggressioni e su cui gravano pesanti carichi di lavoro. Anche qui, abbiamo avanzato delle proposte, abbiamo chiesto di puntare sulla medicina del territorio, di approntare i Pta, i punti di primo accesso, aperti h24, per le situazioni meno gravi e decongestionare così i Pronto Soccorso. Solo a Catania ne servirebbero almeno 5, dislocati nelle varie aree della città. Occorre inoltre approntare le case e gli ospedali di comunità, riqualificando strutture dell’Asp con i fondi della missione 5 del Pnrr.
Un pensiero, in questi giorni di festa, non può che andare alle persone sole, agli anziani, spesso ospiti delle Rsa, strutture che non di rado finiscono sotto i riflettori delle cronache per abusi insopportabili…
Abbiamo firmato due protocolli importanti, uno per i bambini con disabilità e uno per le case di riposo. Abbiamo chiesto di istituire una commissione che vada controllare queste case di riposo. Le strutture vanno monitorate. A Catania abbiamo avuto alcuni casi (pochi per fortuna) di case di riposo in cui si sono verificati abusi. Abbiamo fatto diverse denunce con il nostro sindacato pensionati. Ci vuole una mappatura, va istituita una commissione che vigili e che vada a fare ispezioni senza preavviso.
Chiudiamo con un augurio per il nuovo anno?
Voglio essere ottimista. Catania ha grandi potenzialità ma dobbiamo sbracciarci tutti e lavorare per una crescita collettiva, solidale e sostenibile del territorio. Non posso nascondere, però, le mie preoccupazioni per le condizioni degli “ultimi”, di chi vive in povertà, soprattutto dopo l’abolizione tout-court del reddito di cittadinanza che avrà un impatto drammatico sul nostro territorio. Catania deve e può crescere ma senza lasciare indietro nessuno. Ecco, questo mi auguro: una città solidale e operosa che riparta dagli ultimi.
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