Pubblicato il 8 Giugno 2024
L’epopea di Re Artù rivista e corretta per il pubblico più giovane. Una rinascita del mito che ha affascinato generazioni grazie al film Il ragazzo che diventerà Re.
ARTU’ SULLA SCIA DI HARRY POTTER
L’opera diretta da Joe Cormish è ambiziosa. Cioè cercare di sfruttare al meglio il filone di narrativa per ragazzi che ha fatto la fortuna pure delle trasposizioni cinematografiche con saghe così come quella di Harry Potter e Twlight.
Questa volta riproponendo qualcosa di già scritto, amato in una versione che riuscisse a immedesimare e coinvolgere i più piccoli.
Così ecco un aspirante Artù in chiave moderna.
Tutti gli elementi del ciclo bretone catapultati in una realtà contemporanea, dove il regno è la scuola, la quotidianità in un piccola cittadina di provincia e i cattivi sono i bulli.
L’EXCALIBUR PER SCONFIGGERE I BULLI
La spada magica estratta dallo studente che incarna i valori positivi, che simboleggia la rivincita del bene sul male. Un simbolo, più che un’arma, anche se è efficace, eccome, coi suoi poteri.
Tutto bello, suggestivo, ma anche scontato. Non c’è il guizzo, soltanto un cambio di panni, di ambientazione, col mito che non si riesce a reinventare, probabilmente perché impossibile.
FINALE SCONTATO
Per questo anche il finale è scontato così come tutti gli elementi che caratterizzano il film sul percorso di formazione giovanile.
Il bambino dall’animo nobile, che giunge in soccorso dei più deboli. Un cavaliere in chiave moderna che spazza via con la luce della sua spada il cinismo. Ma “Il ragazzo che diventerà Re” è una storia straordinaria che si rivolge apertamente al suo giovane pubblico. Si tratta di bambini insicuri e desiderosi di magia, la cui immaginazione e senso morale vengono coltivati con delicatezza. La narrazione li accompagna, aiutandoli a sviluppare la capacità di sostenere gli altri in futuro, proprio come farebbe un cavaliere della Tavola Rotonda, o un autentico leader.