Il vescovo mons. La Placa vicino alle comunità di Giarratana e Monterosso: “Tanta bellezza è andata distrutta. Necessario affrontare l’emergenza e ridare speranza alle famiglie e ai giovani che hanno creduto e continuano a credere in questo nostro splendido territorio”

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È con grande dolore e tristezza che il vescovo di Ragusa ha seguito l’emergenza degli incendi che hanno devastato l’area di Calaforno e l’altopiano degli Iblei. Monsignor Giuseppe La Placa e l’intera Diocesi di Ragusa esprimono sincera vicinanza e solidarietà alla comunità che ha visto in poche ore impoverire il suo territorio non solo dal punto di vista ambientale ma anche sociale, culturale, economico.

«Tanta bellezza – afferma monsignor La Placa – è andata distrutta. Quanto è successo ci richiama tutti al senso di responsabilità e di attenzione verso il Creato e tutto ciò che è patrimonio comune, evitando gesti di disattenzione e superficialità che possono in pochi istanti distruggere quello che faticosamente si è costruito nel corso di decenni. Sono vicino alle comunità di Giarratana e Monterosso Almo e, in particolare, alle famiglie e alle aziende che più di altre in queste ore stanno soffrendo per i danni causati dal fuoco».

Gli incendi di queste ore si aggiungono a un quadro che ha visto le temperature raggiungere soglie di rischio per la salvaguardia della salute umana, lunghi tratti del fiume Irminio ridotti in secca, la mancanza di acqua in molti quartieri di Ragusa, Vittoria e di altri centri della Diocesi, i raccolti e gli allevamenti penalizzati da cambiamenti climatici di cui tutti ci sentiamo responsabili.

«Mentre esprimo la mia vicinanza a quanti sono colpiti da questa immane tragedia – ha aggiunto il vescovo di Ragusa – auspico che le forze politiche affrontino l’emergenza con misure adeguate, per ricostruire e ridare speranza alle famiglie e ai giovani che hanno creduto e continuano a credere in questo nostro splendido territorio. Dalla politica ci attendiamo risposte concrete anche in sede legislativa, per approvare leggi che prevedano pene severissime per coloro che si macchiano, per egoismo e interesse criminale, di così abominevoli atti nei confronti del territorio e delle persone».

Gli incendi – come ha ricordato proprio in questi giorni monsignor Giuseppe Marciante, delegato Cesi per i Problemi sociali, il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato – non solo feriscono il volto bello e buono della terra ma tolgono il futuro a intere generazioni che, attraverso le risorse naturalistiche in nostro possesso, avevano progettato occasioni di lavoro e di sviluppo anche nelle nostre aree interne, più esposte alla disoccupazione e al fenomeno dell’emigrazione.

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Angela La Terra

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