Ilaria Salis candidata alle Europee: se eletta l’Ungheria costretta a scarcerarla

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Ilaria Salis candidata alle Europee. Non è più un ipotesi, che già aveva scatenato polemiche e malumori, visto che viene coinvolta l’immagine dell’Italia, oltre alla diplomazia. Adesso è ufficiale.

Quel che si legge nella nota di Avs (Alleanza Verdi Sinistra) è chiaro.

“Avs in accordo con Roberto Salis ha deciso di candidare sua figlia Ilaria, detenuta in Ungheria, in condizioni che violano gravemente i diritti delle persone, nelle proprie liste”.

“Una scelta – si puntualizza – che punta a tutelare i diritti e la dignità di una cittadina europea”.

“L’obiettivo dichiarato è anche quello di generare intorno al suo nome una grande e generosa battaglia affinché l’Unione Europea difenda i principi dello Stato di Diritto”, si conclude.

Una scelta che potrebbe imporre all’Ungheria lo scarceramento dell’insegnante milanese rinchiusa nel carcere di Budapest da più di anno con l’accusa di aver aggredito un militante neonazista. E’ in corso il processo che ha fatto scalpore per le immagini della donna in catene durante le udienze, che rischia fino a 24 anni di carcere.

Le norme elettorali prevedono che se la Salis sarà eletta, se diventerà, quindi, deputata europea, dovrà essere scarcerata dall’Ungheria che, poi, potrà chiedere al Parlamento Europeo un nuovo arresto.

Ma non sarà facile.

Perché la richiesta dovrà essere votata in Assemblea.

Il legale di Ilaria Salis, Gyorgy Magyar, dice che in Ungheria l’immunità scatta nel momento della presentazione delle liste, per le candidature in Italia si applica la norma interna.

E la norma interna farebbe scattare la liberazione subito dopo l’elezione. In caso, quindi, di mancata elezione tutto resterebbe com’è.

Il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea prevede esplicitamente che gli eletti a Strasburgo “beneficiano sul territorio di ogni altro Stato membro dell’esenzione da ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario”

Insomma, Salis verrebbe scarcerata per prendere possesso del suo seggio al Parlamento Europeo. Subito dopo l’Ungheria potrebbe chiedere all’assemblea plenaria un voto per riportarla in carcere. E a quel punto sarebbe l’Aula a decidere.

Ma l’avvocato di Salis afferma anche che, visto che le imputazioni si riferiscono a fatti precedenti all’elezione, resta comunque incerta l’interpretazione dei giudici di Budapest.

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Redazione Nazionale

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