Pubblicato il 3 Aprile 2025
Ilaria Sula era stata a Terni, dove vive la sua famiglia, il 23 marzo scorso. La 22enne studentessa di Statistica uccisa con diverse coltellate messa in una valigia dall’ex fidanzato Mark Antony Samson, 23enne di origine filippina aveva trascorso una giornata, come le altre, in famiglia. Madre e padre e un fratello più piccolo, Leon, adesso – come racconta AdnKronos – non si danno pace per quello che è successo e si chiedono il motivo di tanta crudeltà. “Ci chiediamo perché l’ha fatto. Lui lo conoscevo – racconta il fratello -. Non era mai venuto a Terni ma i miei non erano convinti di questa relazione”. Una relazione comunque di breve durata: i due, pare, sarebbero stati insieme per circa due mesi.
Il fratello: “Messaggi? Non sono sicuro sia stata lei a scriverli”
”Ho visto mia sorella l’ultima volta domenica 23 marzo quando è tornata a casa – spiega Leon tra le lacrime intercettato dai cronisti -. Era tranquilla e non mi ha parlato di nessun problema”. Quella, precisa, ”è stata l’ultima volta che sono sicuro di aver parlato con mia sorella. Non sono certo che sia stata lei a scrivere i messaggi che ho ricevuto dopo quel giorno. Probabilmente era già morta quando ci siamo preoccupati perché non riuscivamo più a rintracciarla”.
Il depistaggio e il dettaglio inquietante sul delitto
Come scrive sempre AdnKronos, dalle indagini emerge che il 23enne avrebbe messo in atto un vero e proprio depistaggio, andando a casa della giovane nel quartiere universitario di San Lorenzo anche nei giorni successivi alla scomparsa per chiedere alle coinquiline se avessero notizie di lei e rispondendo con il telefono della vittima ai messaggi che arrivavano, disinstallando però i social. Il telefono, che ancora non è stato ritrovato, l’avrebbe poi gettato in un tombino a Montesacro.
Un altro dettaglio che emerge in queste ore riguarda il luogo del delitto: Ilaria sarebbe stata uccisa a casa di Samson, nell’appartamento ora posto sotto sequestro al primo piano di via Homs, proprio mentre i genitori di lui erano in casa. Padre e madre sono stati ascoltati ieri, 2 aprile, dalla polizia. Al momento non sarebbero indagati. Chi li conosce li descrive come due grandi lavoratori.
“Una famiglia seria, lavoratrice, con i piedi per terra”, dice Giovanni Spanò, il dentista che lavora nello studio che si trova accanto all’appartamento di via Homs. ”Lui l’ho incontrato lunedì scorso, era sorridente, mi ha salutato, non ho notato nulla di particolare. Sono rimasto colpito, è una cosa bruttissima e triste, inimmaginabile per certi versi. E’ un ragazzo gentile, educato, che viveva qui con i genitori. Mai una parola fuori posto. Non avrei mai immaginato una cosa del genere”.
Telefono e arma non sono ancora stati trovati
Il ragazzo, studente universitario come la vittima, nel corso dell’interrogatorio davanti al pm non ha risposto ad alcune domande ma ha spiegato di aver chiuso in una valigia il cadavere, di averlo caricato in macchina e di averlo poi abbandonato in un dirupo in un’area boschiva del comune di Poli dove poi la valigia è stata individuata. Inoltre il 23enne ha raccontato di aver gettato il telefono in un tombino nel quartiere Montesacro e il coltello usato per l’omicidio in un cassonetto. Come il telefono, anche l’arma non è stata ancora trovata.
“Mi dispiace per quello che ho fatto”
“Mi dispiace per quello ho fatto”, avrebbe detto agli inquirenti nel corso della confessione senza però fornire dettagli sul movente, sul giorno in cui è avvenuto l’omicidio e su come si sono svolti i fatti. Per questo gli investigatori sono al lavoro sull’analisi delle immagini di videosorveglianza della zona di via Homs e sul telefono sequestrato al giovane ora in stato di fermo.
Samson è accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere e i pm, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, nelle prossime ore chiederanno la convalida del fermo al gip. Domani, 4 aprile, verrà inoltre affidato l’incarico al medico legale per svolgere l’autopsia sul corpo della studentessa.