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In Italia 200mila insegnanti precari vivono nel limbo

Pubblicato il 14 Luglio 2020

Il comitato docenti precari toscani è nato dopo la quarantena, ma gli insegnanti precari sono da anni un problema nazionale. Ogni provincia ha i suoi referenti, la portavoce per Dayitalinews è Valentina Zavagli che parla a nome di tutti i suoi colleghi che hanno aderito al gruppo, che spera possa espandersi sempre di più.

Il nove luglio sono passati dalle parole ai fatti https://www.dayitalianews.com/2020/07/09/docenti-precari-toscani-presidio-davanti-alla-prefettura-ripartire-sarebbe-bello-ma-e-solo-uno-slogan/ con un’accorata protesta sotto la prefettura di Firenze contro il concorso straordinario e le graduatorie provinciali. Queste ultime annullerebbero i punti di chi si è impegnato in un continuo aggiornamento, mentre per il concorso le obiezioni del comitato sono diverse. Innanzitutto il fatto che preveda un programma di studi equivalente al concorso dei neolaureati, chiaro quindi che non valorizza le competenze acquisite in anni di lavoro. Non piace il fatto che sia prevista una domanda aperta di inglese a livello B2 mai richiesta in nessun altro concorso. Non si vogliono neppure le domande aperte con risposte soggettive passibili di ricorsi che allungheranno la tempistica delle immissioni in ruolo, sicuramente non a settembre, con la solita giostra dei supplenti in ogni scuola.

Queste erano le proteste chiare e circoscritte del 9 luglio ma Valentina Zavagli, parafrasando la famosa canzone di Ligabue, spiega cosa vuol dire una vita da precario. “La via del precariato è molto lunga. Ci sono docenti precari da tre quattro cinque e più anni , costretti ogni anno a cambiare scuola senza mai saper dove andranno con disagi anche per gli studenti perché non garantisce continuità didattica. Essere precario vuol dire non avere rimborsi per le spese sostenute, non c’è nessuna carta del docente che ci tutela come succede invece per gli insegnanti di ruolo.”

“ L’incertezza lavorativa è devastante” prosegue la Zavagli, “Siamo sempre disoccupati perché abbiamo dei contratti che scadono al 30 giugno, e in estate siamo in attesa che ci chiamino chissà dove a settembre. Non avere un contratto a tempo indeterminato ha delle ripercussioni nella vita di ognuno di noi. Non si riesce ad ottenere un contratto di affitto, non possiamo chiedere un prestito o un mutuo in banca. Difficile fare dei progetti dal comprare la casa al fare un figlio. Adesso siamo circa 200mila insegnanti precari che vivono nel limbo, e prevediamo un aumento a fronte dei prossimi pensionamenti.”


Il passaggio a ruolo è complicato, e i docenti precari non chiedono sanatorie ma percorsi di stabilizzazione non più attivati dal 2014. Molti di loro hanno maturato i tre anni di esperienza e anche le direttive europee consigliano di stabilizzare dopo tre anni di esperienza i lavoratori della Pubblica Amministrazione, come sta avvenendo nella sanità. “Non chiediamo regali e il tutto subito” conclude Valentina “chiediamo un percorso abilitante con un anno di formazione, prove in itinere e prova orale finale.”