Incarico alla Asl in piena pandemia: la difesa del dottor Coletta, figlio del sindaco di Latina

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Il figlio del sindaco di Latina, Emiliano Coletta, è finito al centro dell’attenzione mediatica per un incarico, ricevuto in piena pandemia dalla Asl, e del quale un giornale locale chiede conto tanto a lui quanto al primo cittadino.

Al netto del fatto che ognuno, sulla propria testata, è libero di dire e fare quello che vuole, noi vogliamo accogliere la difesa, inevitabile, del dottor Coletta, amico ed ex collega di primordine, sulla cui onestà e professionalità metteremo senza esitazione la mano sul fuoco.

Questo il suo pensiero affidato a Facebook:

“Non c’è nulla da spiegare. Questa è una storia basata sul senso del dovere, sulla professionalità, sulla competenza , sulla solidarietà e sulla disponibilità nell’essere di aiuto e di prendersi cura degli altri nel momento del bisogno. Sono questi i valori che mi ha insegnato mio padre e che cerco di mettere in pratica nella vita di tutti i giorni e nella mia esperienza di medico. Mettendo in cima a tutto l’onestà.

Quando nel marzo 2020,in piena piena ondata della pandemia, c’era un disperato ed urgente bisogno di medici ed infermieri per garantire i turni in emergenza Covid,non ho esitato in momento nel dare la mia disponibilità. Consapevole del rischio e della responsabilità che mi sarei preso ma era più importante rispondere presente perché c’era bisogno di salvare vite umane.

Ci siamo presentati in 5 e ci è stato offerto un contratto libero professionale ad ore. Vale a dire che si veniva pagati solo per le ore effettive di lavoro svolte. Da allora è iniziata una nuova vita. Turni massacranti, notti, domeniche, feste di natale. Intabarrati nelle nostre tute protettive, con i caschi, cercando di essere di aiuto a chi ne aveva bisogno. Potrei raccontare tante storie di persone cui siamo riusciti a salvare la vita e tante storie di umanità e condivisione insieme al personale sanitario.

Storie di vita ma anche storie di morte che ci hanno creato frustrazione. Ma abbiamo combattuto questa battaglia umana e professionale con la consapevolezza di aver dato tutti il massimo e anche di più. E vi assicuro che quando tornavo a casa stanchissimo, dopo un turno massacrante, c’era l’orgoglio e la soddisfazione di aver salvato la vita di un mio concittadino che mi ripagava di tutto. C’è ora qualcuno che tenta di infangarmi facendo basse e mediocri insinuazioni. Offendendo anche le centinaia di persone che sono state curate da me e tutti i miei colleghi che hanno il mio stesso contratto. Questa gente, su cui mi rivarrò dal punto di vista legale, sicuramente non riesce a cogliere che esistono persone che hanno una coscienza personale e professionale basata suo valori dell’etica, dell’onestà e dell’altruismo. Ma si va avanti. A testa alta”.

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Lidano Orlandi

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