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Incidente Mestre, parla il papà 28enne sopravvissuto: “Ho visto mia figlia di 17 mesi morire davanti i miei occhi”

Pubblicato il 8 Ottobre 2023


Nico, un uomo di 28 anni, è sopravvissuto al terribile incidente di Mestre. Purtroppo però, sua figlia di soli 17 mesi ha perso la vita nell’incidente in cui un autobus è precipitato da un cavalcavia a Mestre. “Sento di avere avuto un angelo custode che mi ha salvato la vita. Perché è un miracolo…Ho questa ferita alla testa, molte botte e mi fa male il braccio destro. Ma almeno io sono qui…”. Queste sono le parole rilasciate dal giovane tedesco al Corriere della sera.

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La triste storia

Nico non ha alcun ricordo dell’incidente mortale del bus, ma ora si trova di fronte alla difficile sfida di ricostruire la sua esistenza senza la sua adorata figlia Charlotte. La speranza di Nico è che la sua compagna, Annabel, di 27 anni, che è attualmente in uno stato di coma farmacologico, possa riprendersi e che insieme possano affrontare il lutto per la tragedia che li ha colpiti.

L’ultimo saluto in obitorio

La piccola Charlotte ha perso la vita nel tragico schianto a Mestre proprio due giorni fa, il giovane padre tedesco ha potuto per l’ultima volta presso l’obitorio, abbracciarla per l’ultima volta. “Ho detto addio a lei, ma purtroppo non può ancora tornare a casa con me. Attualmente, non ho informazioni su quando verranno completate le procedure per riportare il suo corpo a casa. Nel frattempo, i medici italiani stanno valutando quando sarà possibile trasferire la mia compagna in un ospedale in Germania”.

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Il 28enne tedesco e la sua famiglia avevano optato per l’Italia per una piccola vacanza, limitando la loro permanenza a soli quattro giorni. La dolce famigliola aveva visitato Venezia il pomeriggio prima dell’incidente, per poi fare ritorno al campeggio di Marghera, dove avevano prenotato il loro alloggio. “Ci siamo imbarcati sull’autobus e ci siamo accomodati sui sedili. La mia compagna era seduta di fronte a me, con il suo volto rivolto verso il mio, mentre teneva Charlotte tra le braccia”. Successivamente, tutto diventò buio: “Ho chiuso gli occhi, e quando li ho riaperti, mi trovavo nel letto di un ospedale”.