Incontro Mattarella-Pahor. ‘Come se dopo cent’anni tutte le stelle si fossero allineate’

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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente della Slovenia Borut Pahor oggi a Trieste per un incontro di portata storica, che li ha visti protagonisti di un gesto altamente simbolico alla Foiba di Basovizza e al Monumento ai Caduti sloveni.


Come ha tenuto a sottolineare il Presidente Mattarella nel suo breve discorso al Palazzo della Prefettura la storia non si cancella ma “lo sguardo va rivolto futuro”. Con questo spirito oggi le autorità italiane hanno incontrato quelle slovene per visitare assieme i luoghi della memoria e firmare il protocollo per la restituzione del Narodni Dom alla comunità slovena.


“Come se dopo cent’anni tutte le stelle si fossero allineate” con queste parole il Presidente sloveno Borut Pahor ha commentato la giornata di oggi che resterà nella memoria collettiva anche per un gesto storico, la visita alla Foiba di Basovizza e al Monumento ai Caduti sloveni con la deposizione delle corone di fiori a mani congiunte. Un gesto di amicizia e di speranza per un futuro sempre assieme all’insegna della pace e della collaborazione fra le due nazioni.


Le tappe effettuate oggi dai due presidenti fra l’altipiano carsico e Trieste sono state diverse, alcune di grande peso simbolico per gli italiani e altre per la comunità slovena e questo non ha mancato di generare polemiche a livello locale. Il tentativo di includere nel programma della giornata luoghi che fossero importanti per entrambe le comunità ha avuto il paradossale effetto di generare un po’ di dissenso da entrambe le parti coinvolte. Alcuni componenti della comunità slovena hanno rimproverato al presidente Pahor il gesto di condivisione e omaggio alla Foiba di Basovizza mentre, dal lato italiano, alcuni hanno criticato Sergio Mattarella per aver accettato di rendere omaggio al cippo che ricorda la morte di quattro giovani antifascisti slavi che il 6 settembre 1930 furono condannati dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato.


Punti di vista diversi esistono per altro anche sulla restituzione del Narodni Dom (Casa del Popolo o Casa Nazionale) alla Slovenia. Alcuni infatti asseriscono che la questione del risarcimento per lo stabile, che all’epoca era sede sia del Hotel Balkan che del Narodni Dom, era già stata affrontata con la concessione alla comunità slovena di alcuni beni fra cui il Teatro Stabile Sloveno di via Petronio. Le stesse voci critiche dicono che in origine il palazzo non fosse di esclusivo uso della comunità slovena ma avesse di un bacino di utenza più ambio che coinvolgeva anche altre comunità slave. A tutto ciò si aggiunge anche qualche altra voce che mette l’odierna cessione del bene non solo in rapporto all‘articolo 19 della legge di tutela della minoranza slovena del 2001 ma anche a un accordo siglato il 9 novembre 2017 fra l’allora ministro e degli Esteri italiano Angelino Alfano e l’omologo sloveno Erjavec, nell’ambito di una trattativa in cui l’Italia stava cercando l’appoggio della Slovenia per la candidatura di Milano come sede dell’Agenzia europea del farmaco.


Malgrado alcuni immancabili malumori che si accompagnano agli eventi riguardanti le memorie cittadine e tenuti per certi i diversi punti di vista su come interpretare i segni lasciati dalla storia, si spera di volgere lo sguardo assieme verso l’orizzonte. Ciò è quanto si sente nelle parole del Presidente Mattarella: La storia non si cancella e le esperienze dolorose sofferte dalle popolazioni di queste terre non si dimenticano. Proprio per questa ragione il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilità a compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite da una parte e dall’altra l’unico oggetto dei nostri pensieri coltivando i sentimenti di rancore, oppure al contrario farne patrimonio comune nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro. Al di qua e al di là della frontiera, il cui significato di separazione è ormai per fortuna superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione europea, al di qua e al di là del confine sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro. In nome dei valori oggi comuni: libertà democrazia pace”.


Soddisfazione per l’esito della giornata anche da parte della delegazione slovena guidata dal presidente Pahor che ha parlato oggi di Trieste come di una capitate, perché “l’atto di oggi è un atto di speranza, che non riguarda solo gli sloveni e gli italiani ma l’Europa intera”.

Commento positivo anche da parte del Rettore dell’Università di Trieste Roberto Di Lenarda che nel riconoscere l’importanza del momento e la volontà di chiudere definitivamente una questione lasciata aperta per troppo tempo è tuttavia conscio del costo che questo protocollo firmato oggi, anche da lui, ha per la sua università che ora perde una delle sue sedi. La sua speranza è che l’accordo venga rispettato avendo cura di non recare danno all’ateneo ed evitare effetti collaterali derivanti  dalle decisioni prese in altre sedi e con altri obiettivi.


Fra gli appuntamenti significativi della giornata c’è stata anche la consegna di una doppia onorificenza da parte del Presidente Sergio Mattarella e dal presidente della Slovenia allo scrittore sloveno naturalizzato italiano Boris Pahor, che il prossimo 26 agosto compirà 107 ani e che il 13 luglio 1920 fu testimone oculare dell’incendio appiccato dai fascisti al Narodni Dom.

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Gigliola Antonazzi

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