Pubblicato il 18 Ottobre 2023
E’ quel che è successo a modelle e imprenditrici così come Kylie Jenner o le sorelle Hadid.
La più piccola delle sorelle Kardashian, Kylie Jenner, 25 anni, fondatrice di un brand di makeup e skincare che nel giro di pochi anni l’ha resa una delle persone più ricche d’america – nonché la donna con più seguito social in assoluto – dopo aver postato un messaggio a di solidarietà a Israele ha perso circa un milione di follower passando da oltre 400 a 399 milioni nel giro di 48 ore. Oltre a ricevere valanghe di critiche e di insulti.
La politica di Jenner, così come quella di altre star che si sono addentrate sullo stesso terreno scivoloso, è stata quella di rimuovere il post incriminato (per Kylie era una bandiera di Israele con la scritta “Ora e sempre stiamo con il popolo d’Israele”), ma ormai era troppo tardi.
Perché lo shit-storm è andato avanti anche sotto post precedenti che nulla avevano a che vedere con Israele e con la Palestina. E si va dalle critiche di pressapochismo (“Qualcuno chieda a Kylie Jenner di indicare Israele sulla mappa”) ai veri insulti.
Non solo: molte giovani e giovanissime del mondo arabo, follower e «clienti» di Jenner fino a pochi attimi prima, hanno reagito al post filo-israeliano della loro beniamina pubblicando video e foto mentre distruggono o gettano nella spazzatura rossetti o altri trucchi del marchio “Kylie”.
Fenomeno che ricorda i video delle influencer russe che, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e le relative sanzioni occidentali a Mosca, si fecero filmare mentre distruggevano le loro borse Chanel. Ma mentre in quel caso si trattava, in fondo, di un manipolo di modelle e socialite russe ben istruite dalla propaganda, qui di parla di migliaia di ragazze del mondo arabo che, spontaneamente, hanno manifestato la loro posizione sulla piazza virtuale non di un sito politico ma di un account di rossetti e creme da 400 milioni di utenti.
Nella stessa grande famiglia di Kylie, quella delle Kardashian, Kim (364 milioni di follower) si è limitata a un post in cui manifesta vicinanza agli amici ebrei e alle loro famiglie. Lei si dichiara molto sensibile a questo tema viste le sue origini armene e il suo impegno a favore del popolo armeno per via delle tensioni nella regione del Nagorno-Karabakh. Seguono preghiere e messaggi di pace per tutti, sempre. Una benedizione urbi et orbi che non scontenta nessuno, insomma.
Sulla barricata opposta, ma ugualmente sommerse da critiche social e da messaggi di odio, le famose sorelle Gigi e Bella Hadid, figlie dell’immobiliarista di origine palestinese Mohamed Hadid e della ex modella olandese Yolanda van den Henk.
Dopo i primi bombardamenti di Israele su Gaza, in risposta, al massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso, Gigi Hadid (circa 80 milioni di follower) scrisse in una storia su Instagram: “Non c’è nulla di ebraico nel trattamento del governo israeliano nei confronti dei palestinesi. Condannare il governo israeliano non è antisemita e sostenere i palestinesi non significa sostenere Hamas”.
Molte le accuse di antisemitismo arrivate subito dopo alla modella. E, tra le critiche, è arrivata anche quella dell’account del governo israeliano: “La settimana scorsa dormivi?”. In aggiunta una foto esplicita dei massacri perpetrati da Hamas in una dei kibbutz israeliani e la frase: “Se non condanni questo le tue parole non valgono niente”.
La consapevolezza di aver toccato un tasto delicato ha spinto subito dopo Hadid a fare un lungo post in punta di penna sul suo account in cui esprime dolore e vicinanza ai suoi «amici ebrei», ribadisce «speranze e sogni» per un popolo palestinese libero, e precisa che tutti gli esseri umani «meritano di avere diritti, libertà e sicurezza a prescindere da religione e nazionalità». Non poteva essere più politicamente corretta. E, a scanso di equivoci, nessun commento è visibile sotto questo post.
In questi giorni Gigi, la sorella Bella e gli altri membri della famiglia Hadid, stando a quanto riporta il sito americano Tmz, avrebbero anche ricevuto esplicite minacce di morte. Non solo attraverso i social ma anche via posta elettronica e telefono. Al punto che il patriarca Mohamed avrebbe preso in considerazione di rivolgersi all’Fbi.
Abituate da sempre agli haters, questi sono però effetti collaterali ben più gravi che le regine di Instagram non avevano previsto. Ma che dimostrano quanta opinione possono spostate e influenzare questo tipo di account.
Lo sanno bene Paris Hilton e Kendall Jenner: nel maggio 2021, fecero post in difesa del popolo palestinese oppresso. Post che rimossero poco dopo sempre per via della valanga di critiche ricevute. Sì, proprio Kendall, la sorella maggiore di Kylie che ora ha pagato con un milione di follower persi il suo post a sostegno di Israele. Chissà se si erano consultate prima.