Salute

Influenza aviaria, gatto contagiato nel bolognese. Scatta l’allarme

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Ritorna l’incubo dell’influenza aviaria, dopo che ad ottobre ben 800.000 galline affette dal virus furono abbattute nel ferrarese. Un altro caso in Emilia-Romagna scuote il settore dell’allevamento: un gatto, che viveva a stretto contatto con il pollame in un allevamento familiare a Valsamoggia, in provincia di Bologna, è risultato infetto. Nello stesso allevamento erano già stati abbattuti diversi capi che avevano contratto l’influenza aviaria. La clamorosa scoperta è stata fatta dalla sede di Forlì dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna e la positività del felino è stata poi confermata dal Centro di Referenza Nazionale per l’influenza aviaria.

L’evoluzione dell’influenza aviaria. C’è da preoccuparsi?

Come spiegato da Pierluigi Vitale, professore dell’Università di Bologna, non c’è motivo di allarmarsi. Non sono rari i casi in cui i gatti randagi, soprattutto quelli che vivono in contesti rurali, possono contrarre l’influenza aviaria, detta anche bird flu. È molto raro che i gatti domestici possano contrarla, in ogni caso il Servizio Veterinario della AUSL di Bologna sta effettuando esami su un altro gatto convivente nell’allevamento per scongiurare la diffusione del virus. L’attenzione resta comunque molto alta, anche perché come è noto i virus mutano per potersi adattare alle nuove condizioni e aggirare così i vaccini.

I casi di aviaria in Italia

Come riportato da Confagricoltura Veneto, nel 2024 si sono registrati ben 17 casi di focolai di influenza aviaria tra Mantova e Verona. In totale da ottobre il virus ha colpito 51 allevamenti tra Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia-Giulia e Veneto. Michele Barbetta, presidente della sezione avicola regionale di Confagricoltura Veneto, ha evidenziato i danni che il virus ha provocato agli allevatori. I danni diretti sono rappresentati dall’abbattimento degli animali infetti, mentre tra i danni indiretti rientrano il vuoto sanitario e la sospensione dell’attività. Per fronteggiare la problematica il Ministero della Salute ha istituito nuove Zone di Ulteriore Restrizione così da limitare gli accasamenti di animali in determinate aree.

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Francesco Ferrara

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