La Nazionale di calcio ha dato un segnale inequivocabile di appoggio alla protesta in corso da settimane contro il regime degli ayatollah.
Protesta cominciate dalle donne, violenta è stata la reazione del regime di Teheran che sta cercando di reprimere la rivoluzione nel sangue.
In settimane il ct Queiroz si era distinto per dichiarazioni molto poco coraggiose.
Quando, alla fine della conferenza, a Queiroz è stato chiesto che lavora per una nazione che opprime le donne, ha risposto così:
Poi, uscendo dalla stanza, ha commentato (in riferimento alla Gran Bretagna): “Pensa a quello che è successo nel tuo paese con l’immigrazione”.
In precedenza, quando gli è stato chiesto se i suoi giocatori sarebbero stati autorizzati a protestare contro la morte di Mahsa di Amini e altri presunti morti per mano della “polizia” iraniana, il 69enne allenatore portoghese non sembrava escluderlo.
L’Iran calcio si è mostrato molto più coraggioso delle federazioni calcistiche che hanno fatto dietrofront sulla fascia arcobaleno solo per paura di essere ammoniti.
L’allenatrice è stata costretta a pubblicare un messaggio sul suo profilo Instagram, in lingua farsi:
“In nome di Dio, della vita e della sapienza. Saluto il popolo iraniano. Sono Farzaneh Jamami, allenatrice della squadra di basket Canco. Senza nessuno scopo e intenzione anti Hijab, vi dico che ho pubblicato una foto nella mia pagina social privata. Alcuni media ne hanno approfittato per pubblicare questa foto senza chiedere il permesso. Presto un’azione legale”.
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