Omicidio Iris Setti, la procuratrice di Rovereto si difende: “Il killer? Una persona corretta e collaborativa. I precedenti non erano gravi”

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C’è ancora profondo dolore e sgomento a Santa Maria a Rovereto, in provincia di Trento, dove pochi giorni fa la 61enne Iris Setti è stata aggredita brutalmente, picchiata con calci, pugni e pietre e forse violentata da Chukwuka Nweke, 37enne senza fissa dimora, nel parco Nikolajevka.

Molti residenti hanno evidenziato la pericolosità dell’uomo che, come dimostrano alcuni video, in altre occasioni ha seminato il panico nel paese aggredendo i passanti e resistendo all’arresto dei carabinieri.

La difesa della procuratrice Viviana Del Tedesco: “Era puntuale alla firma, una persona collaborativa”

Il dito adesso è puntato contro la procuratrice di Rovereto, Viviana Del Tedesco, che secondo molti avrebbe dovuto mettere il 37enne in condizioni di non nuocere a nessuno.

Lei però, in un’intervista a La Verità, ha spiegato che non ci fossero precedenti così gravi da giustificare un’espulsione e ha descritto l’uomo come corretto e collaborativo: “Aveva una puntualità nel fare la firma che se gli studenti di oggi fossero così puntuali a scuola saremmo a cavallo. Era anche collaborativo, una persona assolutamente corretta”.

In realtà risulterebbe che l’uomo a luglio avrebbe saltato una firma, un’ottemperanza che lei ha giustificato così: “Per quanto mi riguarda è un’evasione per andare a fare la spesa”.

“I reati? Non sono così gravi”

La procuratrice ha difeso le sue scelte dichiarando che i reati di Nweke non ero particolarmente preoccupanti, dal momento che quello più grave è resistenza a pubblico ufficiale.

Poi ha proseguito spiegando che ha optato per la Map (messa in prova), come previsto dalla legge: “La Map l’ha fatta perché è prevista dalla legge, perché appunto sono reati minori. Si segue la legge eh… noi abbiamo fatto tutto correttamente. Quindi per me tutte queste cose che dite sono chiacchiere, francamente basta! Le c***ate non si scrivono ok? La verità è quella che sappiamo, è quella delle carte, dei certificati penali. Se poi ci vogliamo inventare qualcosa da scrivere, bene! Io faccio un altro mestiere”.

L’accusa di spaccio

Il killer è stato arrestato in flagranza con 56 dosi di eroina e 2 confezioni di hashish, ma la procuratrice minimizza su questo reato: “Che poi la droga, quella roba lì, bisogna vedere, è vero, non è vero, arrestato in flagranza con 56 dosi la responsabilità, bisogna vedere soprattutto in quelle indagini lì. Si fa il nome, poi bisogna vedere. Se si va in Olanda non è nemmeno considerato reato, io non so, dai manager ai bancari, tutti”.

“Non era pericoloso”

Secondo la dottoressa Del Tedesco Nweke non rappresentava una minaccia per nessuno secondo le sue dichiarazioni: “Questa non era una posizione pericolosa, lo vedevano, adesso tutti dicono, ma lo si vedeva al parco che si allenava e poi io non lo so cosa sia successo”, per poi aggiungere: “È un uomo che fisicamente è spettacolare. Quello lì doveva andare a fare le Olimpiadi, a fare i mondiali di pugilato, non lo so, mi capisce? Quello lì doveva andare in pista! Sono personaggi molto forti e io lo vedevo sempre, cioè, e non ho visto nessuno all’epoca che dicesse, perché poi abito là, adesso tutti dicono, ma io non ho visto nessuno, si allenava, adesso parlano di tutte quelle robe nei parchi”.

Il grido d’allarme della famiglia di Nweke

Tempo fa la famiglia di Nweke lanciò l’allarme sulla sua pericolosità, che però rimase inascoltato. Sulla questione la procuratrice si è espressa così: “È vero, l’anno scorso ha avuto un eccesso di ira quando è andato a trovare la moglie a casa per vedere i suoi figli, non che avesse fatto, poi adesso vengono fuori che sono agli atti… boh… a me non risulta niente! Se poi le sorelle, potevano occuparsene le sorelle, lei che ne dice?”.

La dottoressa ha poi spiegato che l’uomo ha avuto alle spalle una vita difficile: “Era una persona che aveva perso il lavoro, con una famiglia… io ho avuto sempre l’impressione che il suo problema fosse questo” e ha poi concluso: “Adesso bisogna per forza dipingerlo come un criminale. Se l’avessi messo dentro allora sì che mi avrebbero contestato un abuso d’ufficio, poi ci sono anche i difensori eh! Se uno va in carcere e l’avvocato a un certo punto chiede l’attenuazione della misura non è che io posso dirgli di no a prescindere”.

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Redazione Nazionale

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