La decisione del giudice Penney Azcarate, che presiede le udienze nella corte di Fairfax County, di permettere lo streaming live dei video delle due telecamere presenti in aula ha amplificato l’effetto mediatico del braccio di ferro tra i due ex coniugi creando anche il “tribunale degli utenti social”.
Secondo i dati del quotidiano statunitense Usa Today, l’ultima testimonianza di Depp è stata seguita da oltre 1 milione e 200 mila spettatori: più del doppio della prima dello scorso aprile. E il presidente della rete Law&Crime, che ha trasmesso tutto in diretta streaming, ha detto che il canale sta registrando numeri da record: il pubblico medio giornaliero sulla App è 50 volte superiore rispetto a quello abituale che, tradotto in numeri, significa che sul loro canale YouTube ogni giorno si collega circa un milione di spettatori.
Grazie alla facilità di poter acquisire in diretta immagini del procedimento, alcuno frame sono diventati virali sui social e qui la narrazione prevalente ritrae Amber Heard come una manipolatrice: il popolo del web è con Johnny Depp.
Ad esempio, la domanda posta a Depp dall’avvocato che gli chiede “se si fosse versato una mega pinta di vino”, cosi come mostrato in un video portato in tribunale da Amber, per dimostrare l’abuso di alcool da parte del marito, e la sua risposta in cui dice di “aver bevuto un bicchiere perché necessario” è diventato il meme per eccellenza nel mese di maggio, registrando 6 milioni di visualizzazioni nel suo primo giorno di pubblicazione.
L’immagine dell’abbraccio tra l’avvocatessa di Depp, Camille Vasquez, e il suo assistito è stata vista oltre 500 milioni di volte.
Il viso piangente di Amber Heard è stata l’immagine più utilizzata del mese per creare meme e i suoi social media expert hanno trovato oltre un milione di tweet negativi su di lei da aprile 2020 a gennaio 2021.
A breve si saprà l’esito del processo che chiarirà se spetti a lui ricevere i 50 milioni richiesti alla ex moglie, per diffamazione, o se debba essere lei a riscuoterne 100, come da sua contro-richiesta. I giurati potrebbero dare ragione all’uno, all’altra, a tutti e due o a nessuno dei due. Intanto, a giudicare dal numero di visualizzazioni degli hashtag #justiceforjohnnydepp: oltre 18 miliardi e #justiceforamberheard: 39 milioni (cfr: durante la campagna per le presidenziali, #trump2020 ne aveva registrate 13 miliardi), il tribunale degli utenti dei social ha già emesso il verdetto.
C’è da dire che è però improbabile che i giurati (sette, sia uomini sia donne) trovino subito l’unanimità necessaria per emettere la sentenza. I componenti della giuria infatti, la cui identità resterà segreta per un anno, devono esaminare sei settimane di testimonianze (per un ammontare di 100 ore), registrazioni audio e video, sms e immagini prima di emettere il loro parere.
Per il fine settimana la giudice, Penney Azcarate, ha congedato la giuria, raccomandando ai membri di non leggere o ricercare nulla sul caso e di non condividere dettagli con “amici, familiari, colleghi, conoscenti e sconosciuti“.
Intanto, mentre i giurati non ne possono parlare, ne parla tutto il resto del mondo: secondo i dati di SimilarWeb, (società informatica che fa analisi di dati e ricerche per business intelligence e aziende internazionali) alcuni dei più grandi siti di notizie di intrattenimento del mondo stanno registrando enormi aumenti del traffico grazie alle notizie sul processo. Ad esempio: i siti di “People”, “The post” e “New York Post” ad aprile hanno rilevato un aumento rispettivamente del 9%, 16% e 22%.
Na parlano le persone che si informano attraverso i motori di ricerca: secondo i dati di Google Trends, nell’ultimo mese, il numero di ricerche per Amber Heard è stato il doppio rispetto a quelle fatte per Elon Musk e quattro volte maggiore rispetto a quello più ricerche per il suo nome rispetto a quelle sull’aborto o sulla Corte Suprema.
Ne parlano i giornali di intrattenimento che stanno trattando l’evento come se fosse il Super Bowl: chi è in vantaggio, chi ha il favore del pubblico e chi sta arrancando…
E ne parlano, soprattutto, i social media dove NewsWhip (società che traccia i secondo gli interessi del pubblico) ha registrato il dato che dal 4 al 16 maggio, gli articoli sul processo, in America, hanno generato più interazioni (ovvero like, commenti, condivisioni…) delle notizie sull’aborto, sulla Corte Suprema e sull’inflazione.
E, intanto, molti americani seguono con ansia il verdetto e scherzano su questa dipendenza mediatica.
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