Nella primavera del 2021 Kim era scomparso per 29 giorni, un’assenza mai spiegata che rilanciò l’allarme sulle sue condizioni (nel 2020, dopo una prima assenza prolungata qualcuno lo aveva dato per cerebralmente morto). Tornò in pubblico il 5 giugno 2021 visibilmente dimagrito. L’analisi d’intelligence a distanza, basata sulle giacche diventate troppo larghe e i pantaloni a mongolfiera, determinò allora che aveva perso 20 chili.
Gli esperti di Seul dissero che dal dicembre 2011, quando ereditò il potere dal padre Kim Jong-il, deceduto per un ictus, il giovane Kim aveva messo su 6-7 chili all’anno, per un totale di circa 50 chili, arrivando a fine 2020 al «peso forma» di 140 chili. Camminava a fatica, aveva il respiro corto. Poi, il dimagrimento improvviso, nei 29 giorni fuori dai riflettori.
Kim Kyou-hyun, direttore del National Intelligence Service (NIS) sudcoreano ha appena tenuto un briefing ai parlamentari di Seul nel quale ha fissato nuovamente il peso del “paziente nordcoreano” a quota 140, basandosi sulla comparazione di varie foto trattate con l’Intelligenza artificiale.
Come fanno a sapere le spie sudiste che il capo del regime nemico non riposa per niente bene? Semplice: “Abbiamo scoperto che le autorità di Pyongyang si sono molto interessate alle ultime informazioni scientifiche sul tema del sonno agitato, studiando in particolare gli effetti del farmaco Zolpidem, usato per la cura dell’insonnia”.
Sempre le foto più recenti mostrano un Kim con occhiaie scure. Il tema della salute del leader è un segreto di stato a Pyongyang, tanto che nei rari spostamenti all’estero Kim si porta al seguito una toilette personale, per non lasciare all’intelligence avversaria tracce organiche da analizzare in laboratorio. Unico strappo alla regola del massimo segreto è un commento agiografico del Rodong Sinmun, quotidiano del regime, che a marzo ha attribuito a Kim ritmi di lavoro stakanovisti: resterebbe alzato fino alle 5 per adempiere ai suoi doveri.
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