La piattaforma Rousseau spacca M5S, in trenta pronti a lasciare. Tensione anche sulla legge elettorale

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Roma – Il percorso verso l’elezione – o la nomina – del nuovo capo politico dei 5 stelle potrebbe rendere insanabile la spaccatura interna tra i parlamentari del Movimento, che minacciano di lasciare il partito nel caso in cui la Casaleggio ed associati dovesse fare ancora una volta ricorso alla piattaforma Rousseau per decidere il successore di Luigi Di Maio, dimessosi dalla carica di guida del Movimento in favore di Vito Crimi, che in realtà è un reggente. Gli interessati si sono affrettati a smentire il ricorso alla piattaforma, ma la tensione resta altissima.

Crimi avrebbe dovuto condurre i pentastellati verso una stagione nuova, ma nei fatti il movimento si è fermato e rischia di perdere anche la sfida del referendum. Dopo lo strappo sulla fiducia per il decreto Covid, con 28 parlamentari che non hanno partecipato al voto, il rischio si sposta sul decreto legge semplificazioni e a quel punto la maggioranza di governo e il premier, Giuseppe Conte, non potrebbero continuare di far finta di niente.

Sulla pista di partenza starebbero una trentina di parlamentari che, tra le altre cose, non avrebbero gradito l’inserimento di un emendamento presentato dalla Lega al decreto semplificazioni. Inutile il tentativo di mediazione da parte di Gianluca Perilli, perché lo scontro si è spostato sulla schema della legge elettorale.

Il capogruppo grillino in commissione affari costituzionali, Giuseppe Brescia, ha rilanciato la funzione fondamentale della preferenza ed ha annunciato che il suo gruppo chiederà il ritorno alle preferenze. La decisione di Brescia ha creato imbarazzo nel Partito democratico che intendeva giungere ad un testo largamente condiviso dalla maggioranza prima di esprimere il sì al referendum.

E’ noto che il segretario nazionale Pd, Nicola Zingaretti, ha subordinato il voto favorevole all’approvazione, almeno in commissione, dello schema della nuova legge elettorale con il sistema proporzionale e con lo sbarramento al 5 percento. I dubbi sull’operazione politica, accompagnati dal fronte crescente del no potrebbero trasformarsi in una trappola per la maggioranza, che dopo la chiusura delle urne si potrebbe trovare a discutere della sconfitta al referendum ed alle regionali. Dall’opposizione Forza Italia attacca: il lavoro svolto in commissione è già carta straccia.

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Redazione Nazionale

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