Il 25 aprile, giorno della Liberazione, è stato l’occasione per alcuni gesti e iniziative che hanno sollevato molte polemiche e rinfocolato l’odio sociale tra destra e sinistra. Poco prima del 25 aprile fu vandalizzato un murale di Silvio Berlusconi fuori alla sede di Forza Italia a Prato, con ingiurie e offese verso il fondatore del partito azzurro.
Ad accendere ulteriormente le polemiche ci ha pensato Michele Riondino, attore e regista tra i direttori artistici dell’Uno maggio di Taranto con un post su Facebook che già sta sollevando molte polemiche.
Tanto la foto quanto le parole di Riondino hanno sollevato una forte indignazione tra i partiti di destra. Il regista infatti ha pubblicato una foto risalente al 1992 in cui Ignazio La Russa, insieme ad altri militanti della destra, posa affianco ad un ritratto di Mussolini. Non è tanto o solo il contenuto della foto a far discutere, quanto piuttosto la modalità in cui è stata postata, cioè sottosopra.
Un chiaro riferimento a Mussolini, il cui cadavere fu esposto al pubblico ludibrio a Piazzale Loreto alle travi di un distributore di benzina insieme alla sua amante Claretta Petacci. Una foto simile tra l’altro è comparsa pochi giorni fa ad Aosta, dove è apparsa l’immagine di Giorgia Meloni sempre a testa in giù.
Oltre alla foto, anche le parole di Riondino stanno sollevando aspre polemiche. “La cosa veramente divertente è che c’è stato un tempo in cui i fascisti erano più autentici, più spavaldi, erano leoni, anche se solo per un giorno. Rivendicavano la loro identità senza paura di essere accusati di essere traditori e assassini della patria” – così esordisce il post di Riondino, che sembra quasi ricordare con nostalgia i fascisti di un tempo.
Poi, facendo evidentemente riferimento agli attuali esponenti di destra, aggiunge: “Oggi invece hanno paura di definirsi, di rivendicare la loro fede. Tradiscono la loro identità giurando sulla costituzione antifascista e poi per stare seduti sulla poltrona diventano campioni della super cazzola, cintura nera di arrampicata sugli specchi. Lo dico sinceramente. Non ci sono più i fascisti di una volta. Solo pecore”.
Secondo Riondino i fascisti di un tempo, che oggi sono diventati i governati, non hanno neanche il coraggio di definirsi tali. “Ecco cosa sono i fascisti di ieri che sono diventati i governanti di oggi. Meglio una vita da pecora che un giorno da leoni. Viva la resistenza” – conclude infine il regista.
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