Un caso esploso a Sant’Eusanio del Sangro, piccolo paese in provincia di Chieti con poco più di 2.000 abitanti, dove una donna ha accusato la chiesa di averle impedito di fare la madrina al figlio di una sua cara amica perché gay. La donna in questione è Valentina Lorentini che ha postato una foto su Facebook che la ritrae col piccolo in braccio, accompagnata da questa frase: “Sarò sempre un passo dietro di te”, con tanto di cuoricino.
Come riportato da leggo.it Valentina, infermiera all’1-1-8 di Casoli, ha partecipato ugualmente al battesimo di una sua cara amica che si è svolto domenica 4 febbraio nella chiesa di Santa Maria Assunta a Sant’Eusanio del Sangro, ma come testimone e non come madrina. “Sono stata privata di un dono – ha detto – Moralmente mi riterrò sempre madrina del bimbo, figlio di una mia amica fin dall’infanzia. Quanto accaduto mi è dispiaciuto ma la mia è una protesta bianca contro una società ingiusta. Perché queste etichette. Fino allo scorso anno ho avuto un ragazzo e ora frequento una donna e vorrò procreare con l’inseminazione. Se Dio è amore, l’amore va oltre ogni regola scritta”.
Ha poi puntato il dito contro la chiesa, accusata di essere poco tollerante e poco inclusiva: “Ma mi aspettavo una Chiesa accogliente inclusiva, non disgregante. Mi avrebbero dovuto chiedere se sarei stata un esempio di vita per il bambino. Il nuovo padrino è stato scelto il giorno prima del battesimo. Il parroco don Leonardo è una brava persona, ma ho ricevuto un’ingiustizia. Sono una persona attiva nella comunità e aiuto le persone anziane che hanno bisogno di me, anche con gratuite iniezioni. Ne parlo perché da una radice parta l’albero del cambiamento”.
La questione ha sollevato molte polemiche in paese spaccato in due: c’è chi dà ragione a Valentina e c’è chi dice che sono state semplicemente applicate le regole ecclesiastiche.
Sorpreso della polemica anche don Leonardo De Nardi, il giovane parroco di San Vito Marina, il quale ha replicato: “Io Valentina l’ho accettata e accolta. Il no al ruolo della madrina giunge da regole ecclesiali che valgono per chiunque. L’ho incontrata il giorno prima del battesimo ed è emerso che la sua posizione era irregolare per il Diritto Canonico, non certo esclusa perché omosessuale.
Un motivo al “no” non esiste e anche i conviventi non possono farlo perché la Chiesa prevede la castità. Il giorno del battesimo Valentina è stata in chiesa in festa con i familiari del battezzando”. In pratica il no a Valentina sarebbe scaturito non tanto perché gay ma perché convivente, anche se questa spiegazione sembra non aver spento le polemiche.
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