Recentemente a Napoli è stato rimosso un altarino, dedicata ad una parente dei boss dell’Alleanza di Secondigliano, ed altri 10 saranno abbattuti nei prossimi giorni.
Secondo una relazione della DIA, relativa al primo semestre 2021, oltre agli altarini ed i murales bisogna monitorare attentamente anche i social, diventati vetrine per i criminali che intendono rafforzare la loro posizione.
Secondo la DIA è forte il rischio che l’identità mafiosa possa prendere il sopravvento tramite l’autorevolezza e la credibilità del profilo social, che esalta e diffonde la reputazione criminale del soggetto con lo status di uomo di camorra.
Ecco quanto specificato nella relazione: “L’esistenza di uno stretto legame tra gruppi in un’unica alleanza viene sempre più spesso dimostrato dai post sui social. Attraverso fotografie e post gli affiliati alle organizzazioni criminali ostenterebbero infatti l’appartenenza al gruppo e commenterebbero le azioni di fuoco.
L’esaltazione del potere criminale del proprio gruppo, unita alla pratica diffusa dell’ostentazione ricorrente, fornirebbero un chiaro quadro della perversa sottocultura mafiosa con cui la camorra tenta di imporre la propria affermazione sul territorio.
In questa dimensione socio-culturale non vanno sottovalutati i fenomeni di violenza urbana ad opera di bande che soprattutto nel territorio partenopeo tentano di inserirsi nelle logiche della spartizione delle piazze di spaccio e delle estorsioni”.
Un altro dato che è emerso è l’elevato numero di rapine ai rider, considerati “obiettivi” facili, che spesso vengono derubati anche del mezzo con il quale lavorano.
Il procuratore Giovanni Melillo ha evidenziato che sono due le organizzazioni criminali egemoni sul territorio: l’Alleanza di Secondigliano e il clan Mazzarella.
Altro elemento che preoccupa è il coinvolgimento sempre maggiore di minori in eventi criminosi, per cause riconducibili alla tossicodipendenza o ad affiliazione a famiglie di camorra.
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