Pubblicato il 27 Aprile 2021
Nell’ambito dell’operazione denominata ‘Crazy Cars’, la Polizia di Stato di Latina ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Latina, su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di A.F. (classe 1981), V.M. (classe 1962), I.M. (classe 1993), M.C. (classe 1985), L.S. (classe 1980) e A.A. (classe 1986), nonché alla misura degli arresti domiciliari nei confronti di C.G. (classe 1975), A.M. (classe 1959) e D.P.M.(classe 1990).
Una decima persona, A.F., è attualmente irreperibile visto che si trova in Germania motivi di lavoro.
L’attività è stata svolta dagli agenti della Squadra Mobile pontina – Reati contro il Patrimonio – e del Commissariato PS Cisterna di Latina, con il supporto di 10 equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine Lazio, Campania e Umbria.
Perquisizioni e sequestri di società, conti correnti, beni mobili ed immobili, tutti riconducibili alla famiglia A., per una valore superiore a 2 milioni di euro, sono stati effettuati dagli agenti.
Nel corso delle altre perquisizioni sono stati rinvenuti, a casa di I.M. circa 150 grammi di marjuana, materiale per il confezionamento ed un bilancino di precisione debitamente sottoposti a sequestro; inoltre, presso l’abitazione di G.M.M. (classe 91), non destinatario di misura cautelare, è stata rinvenuta una pistola calibro 6.35 con matricola abrasa, sottoposta a sequestro.
Per tali fatti, I.M. e G.M.M. sono stati tratti in arresto in flagranza di reato ed associati presso la locale Casa Circondariale a disposizione del PM di turno di Latina.
L’accusa per tutti è di ‘ricettazione di veicoli di provenienza furtiva ricevuti ed immessi in città in modo sistematico‘, comprovate dai servizi tecnici di intercettazione che documentano le trasferte per il procacciamento dei veicoli e le trattative con gli acquirenti.
Una banda che non si fa mancare neanche l’estorsione, per mettere a tacere un rivenditore che pretende il pagamento di quanto dovuto.
Il ‘frutto’ delle attività illecite veniva poi investito nella intestazione di una pluralità di immobili, conti correnti ed attività formalmente di fittizi intestatari, ‘mero schermo del vero titolare – dice il comunicato della Questura – che in tal modo si mette al riparo da possibili misure di prevenzione che lo possano attingere’.
In particolare, l’indagine coordinata dal Sostituto Procuratore Giuseppe Miliano, nasce dalla denuncia querela sporta da un cittadino rumeno dopo che il medesimo aveva rinvenuto un proiettile inesploso di un’arma comune da sparo, sulla porta d’ingresso della propria abitazione.
Secondo le indagini, tale intimidazione era finalizzata a costringere la vittima a cedere la propria vettura a M.C., rinunciando al compenso pattuito nella somma di circa 20.000 €uro, che lo straniero avrebbe ricavato dall’incasso di 4 assegni di 5.000 €uro cadauno, grazie anche la complicità di I.M. e L.S..
Nei confronti del cittadino straniero venivano messe in atto azioni intimidatorie prima con telefonate minacciose volte a farsi restituire i 4 assegni bancari; poi addirittura con minacce di persona, visto che in una circostanza, su incarico di M.C., lo avvicinava per strada mostrandogli una pistola a tamburo; L.S., invece, in un’occasione raggiungeva la vittima nella propria abitazione, dove la costringeva a mano a scrivere una falsa attestazione con la quale lo straniero dichiarava di aver ricevuto il pagamento della somma di €uro 17.500 da parte di M.C. per la vendita dell’autovettura MERCEDES, specificando con detto documento di riconsegnare uno degli assegni bancari, e facendosi anche consegnare personalmente la somma di 600 €uro “per il disturbo”.
In tale contesto, le intercettazioni telefoniche riscontravano come C.G., titolare di una rivendita di auto e moto, con la complicità di A.F. e V.M. ricettavano autovetture rubate: nello specifico, veniva ricostruito come i predetti avevano ricevuto a Napoli, da persone rimaste ignote, quattro auto di media cilindrata, che ad esito di mirati accertamenti risultavano rubate; i sopracitati C.G., A.F. e V.M. occultavano le autovetture al fine poi di porle in vendita ad ignari clienti sul territorio di Latina e provincia.
Nel prosieguo della medesima attività investigativa, si sviluppava un ulteriore filone d’indagine secondo il quale il su citato A.A., attraverso A.M. e D.P.M., suoi stretti familiari, gestisse di fatto alcune società di compra vendita auto, con una rivendita commerciale sita alla periferia di Latina.
L’intestazione fittizia dei beni da parte di A.A. costituisce l’espediente da quest’ultimo utilizzato per eludere gli effetti ablativi delle misure di prevenzione patrimoniale, posto che lo stesso risulta soggetto gravato da numerosi precedenti penali, in prevalenza per reati contro il patrimonio, alcuni dei quali passati in giudicato, e pertanto punibile ex art. 512 bis già art. 12 quinquies D.L. 306/92.