Pubblicato il 29 Agosto 2020
E’ morta ieri in un ospedale, da dove era stata trasferita dal carcere di Silivri, nei pressi di Istanbul, dopo 238 giorni di sciopero della fame, Ebru Timtik, attivista turca nota per le sue battaglie in difesa dei diritti umani e delle minoranze. Timtik protestava da febbraio contro il suo arresto, avvenuto nel settembre del 2019, e la condanna a 13 anni di carcere con accuse di terrorismo. Al momento della morte Timtik pesava solo 30 kg.
Timtik, 42 anni, era stata incarcerata 18 mesi fa con l’accusa di legami con il Fronte Rivoluzionario della liberazione popolare (Dhkp), un gruppo considerato terroristico da Ankara.
Il suo delitto? Chiedere processi equi nei tribunali sotto il regime di Recep Tayyip Erdogan. Timtik è stat arrestata assieme al collega Aytac Unsal (ed altri 17 avvocati), attualmente in condizioni critiche per lo sciopero della fame che ha iniziato a febbraio assieme a TimTik. A marzo 2019 Unsal è stato condannato da un tribunale di Istanbul a più di dieci anni di carcere. Il 4 agosto, la Corte costituzionale aveva respinto la richiesta di rilascio a scopo precauzionale, per lei e per il collega Ünsal, nonostante lo stato di salute compromesso.
La morte di Timtik arriva mesi dopo che due membri del gruppo musicale Grup Yorum, Helin Bolek e Mustafa Kocak, sono morti per lo sciopero della fame, accusati di legami con il gruppo terrorista.
Timtik aveva difeso in particolare la famiglia di Berkin Elvan, un adolescente morto nel 2014 per le ferite riportate durante le proteste antigovernative a Gezi nel 2013.
La notizia della morte di Timtik ha scatenato proteste nel Paese e messaggi di cordoglio e sdegno in tutto il mondo.
Il portavoce della Commissione Europea per gli affari esteri Peter Stano, ha così commentato la notizia della morte di TimTik: “«Siamo profondamente rattristati per la morte di Ebru Timtik che ha fatto lo sciopero della fame per avere un processo giusto. Questo esito tragico illustra dolorosamente la necessità urgente che le autorità turche affrontino in modo credibile la situazione nel Paese per quanto riguarda i diritti umani e le serie carenze osservate nel sistema giudiziario».
La commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha affermato che “la morte dell’avvocatessa Ebru Timtik è la tragica illustrazione delle sofferenze umane che sta causando il sistema giudiziario turco che si sta trasformando in uno strumento per zittire avvocati, difensori dei diritti umani e giornalisti, attraverso una negazione sistematica dei principi più basici dello stato di diritto”.
L’Ordine degli avvocati di Milano ha emanato una nota che recita cosi: “L’Avvocata turca Ebru Timtik è morta dopo 238 giorni di digiuno, non smettendo mai di lottare per la difesa dei diritti umani. Il Consiglio dell’Ordine si era già espresso nel mese di aprile a sostegno degli avvocati turchi detenuti, chiedendone l’immediata liberazione e l’intervento del Governo italiano.La vicinanza ai colleghi era stata manifestata anche attraverso la firma della lettera indirizzata alla Presidenza della Corte penale turca.Oggi non possiamo che stringerci intorno ai familiari della collega Timtik ed esprimere profondo cordoglio per la sua perdita.Continueremo a batterci per sostenere gli avvocati che vengono minacciati per l’esercizio della professione a difesa dei diritti umani e auspichiamo l’immediata libertà e cure mediche per il collega Aytaç Unsal”.
“Ebru Timtik e’ stata fatta morire sotto i nostri occhi”, ha twittato Sezgin Tanrikulu, deputato del Chp, la principale forza di opposizione al presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “L’abbiamo persa a causa della coscienza cieca della giustizia e della politica”, ha aggiunto.