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Chi paga meglio ha meno problemi nel trovare lavoratori: lo studio condotto in Europa

Pubblicato il 16 Maggio 2024

La classica scoperta dell’acqua calda.. Chi paga stipendi migliori trova più facilmente lavoratori.

È la conclusione a cui è giunto l’European trade union Institute (Etui), il centro studi della Confederazione europea dei sindacati.

Analizzando l’andamento dell’occupazione e dei salari nei diversi settori dell’economia dell’Ue tra il 2019 e il 2022, uno studio ha riscontrato che la carenza di manodopera sta colpendo con più forza quelle imprese che offrono paghe non adeguate all’inflazione e condizioni di lavoro peggiori. 

“Il tasso di posti di lavoro vacanti in Europa è attualmente a un livello record e lo scorso anno più di un quarto delle imprese dell’Ue ha lamentato problemi di produzione a causa della carenza di manodopera”, premette il documento.

Ma posto che il problema riguarda tutti, c’è chi sta peggio.

“Quei settori in cui la carenza di manodopera è aumentata maggiormente dal 2019 al 2022 tendevano a offrire condizioni di lavoro generalmente peggiori”, scrive l’Etuc. E all’interno dello stesso settore, a parità di mansione, “la carenza di manodopera è chiaramente aumentata di più tra i lavori con una retribuzione relativamente inferiore”.

Altro elemento importante riguarda le competenze: sebbene “fornire a più lavoratori le competenze necessarie per lavorare nelle industrie del futuro” sia “una parte cruciale di una transizione socialmente giusta verso un’economia verde”, secondo lo studio “le carenze di manodopera sono più elevate nei settori e nei profili che non richiedono necessariamente competenze più elevate”.

Detto in altri termini, è giusto che l’Unione europea e i governi si impegnino a promuovere la formazione alle nuove competenze della transizione digitale e ecologica, ma non basta: il nodo restano salari e condizioni di lavoro.

Sui salari, l’andamento della crescita finora è stato blando, se non quasi nullo. Secondo una precedente indagine dell’Etuc, nel 2022 in metà degli Stati membri dell’Ue, tra cui l’Italia, i salari reali (ossia parametrati sull’inflazione) sono diminuiti.  

E ciò è avvenuto “nonostante il fatto che i profitti reali siano aumentati”.

Lo dicono i sindacati, ma anche la Banca centrale europea. 

“Come ha detto Joe Biden, la risposta è semplice: pagateli di più”, è il commento di Esther Lynch, segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati. “È ora che i politici europei smettano di girare intorno al motivo della nostra carenza di manodopera e mandino un messaggio altrettanto chiaro ai datori di lavoro”, ha aggiunto la sindacalista.