Pubblicato il 31 Marzo 2021
Il covid non da tregua. Anche oggi i dati del Lazio lasciano tutt’altro che tranquilli. La terza ondata della pandemia è dietro l’angolo e la regione rischia di arrivarci del tutto impreparata.
Proprio oggi, infatti, scade il contratto, già prorogato 4 volte e non più prorogabile, col consorzio Ati. Per coloro che fossero meno informati, Ati è un consorzio di aziende private che ‘aiuta’ Ares, l’azienda regionale responsabile del servizio di soccorso, il così detto 118, nel presidio del territorio regionale.
In soldoni, Ares mette in campo 170 equipaggi di ambulanze, mentre Ati andava a completare il fabbisogno giornaliero coprendo altre 90 postazioni.
Ora, senza un contratto, chi andrà a coprire questi posti?
Sappiamo bene che in caso di emergenza essere veloci nel soccorso può fare la differenza tra la vita e la morte di chi è in pericolo. Da domani, quindi, un terzo delle postazioni resterà scoperto, e sarà un po’ più rischioso, soprattutto in alcune parti della regione, ammalarsi.
Tra l’altro, la regione, e Ares nel caso specifico, non può neanche, in questo momento, attingere dalla graduatoria del concorso per guidatori di ambulanza, visto che la procedura è bloccata a causa di un ricorso presentato da alcuni partecipanti.
E allora? Che fare?
Servono autisti, e a ben guardare ce ne sarebbero. A metà Marzo, infatti, 60 autisti di Ares, che per un anno, con continue proroghe di un contratto interinale, hanno lavorato su tutto il territorio, sono rimasti a casa. A loro, si aggiungano 12 autisti, sempre provenienti da agenzie interinali, che hanno lavorato all’ospedale Umberto Primo di Roma.
Tutte queste persone sono pronte. Si sono formate ed hanno fatto esperienza sul campo nel periodo peggiore, durante la prima e la seconda ondata del covid.
Staremo a vedere cosa deciderà la regione, su loro e sulla questione della carenza di personale Ares.
Il covid, purtroppo, è più fortunato di noi umani: può fregarsene delle beghe burocratiche.