Ieri sul Corriere della Sera è stata pubblica una lettera di Lino Banfi che, con la sua consueta simpatia molto colorita, se l’è presa con Facebook e in particolare con Mark Zuckerberg, reo di aver bloccato la sua pagina Facebook “Noi che amiamo Lino Banfi”, che vanta la bellezza di circa 27.000 fan.
La simpatica lettera del popolare attore si è conclusa con folcloristiche “minacce” a Zuckerberg, invitato caldamente a riattivare la pagina a lui dedicata: “Cosa ho fatto io a Mister Mark Zuckerberg e ai suoi algoritmi? Ci ho messo più di 60 anni per far parlare il mio linguaggio a tutti, mi chiamano Maestro, mi danno i premi alla carriera e questo mi spegne tutto! Ma come si permette ‘sto arcimiliardario maledetto che chi chezzo lo conosce?
Arrivati a questo punto, se vuole la guerra, mi sfogo! CHEZZO! CHEPO DI CHEZZO! Ti metto i menischi nella scapolomerale! Ti spezzo il capocollo e te lo metto a tracollo! PORCA PUTTÉNA pertre volte e, dulcis in fundo: MI SONO ROTTO LE PELLE. E adesso fatemi pure arrestare. Grazie per l’attenzione, Direttore, con i miei più cordiali saluti, suo Lino Banfi“.
Sotto “indagine” sono finite le tipiche frasi in dialetto pugliese o le scene di nudo che ormai sono parte integrante della storia della commedia italiana. Il responsabile di tutto ciò è l’algoritmo di Facebook, che si basa su freddi dati e informazioni, senza tener conto dell’aspetto goliardico e scherzoso delle frasi e delle immagini dei film di Lino Banfi.
Dopo le proteste vibranti dell’attore è dovuta intervenire un’intelligenza umana e Meta ha ammesso il suo errore, chiedendo scusa e confermando che le frasi e i video bannati dall’algoritmo non sono contrari agli standard della community in materia di istigazione alla violenza o di incitamento all’odio, né tanto meno sono in contrasto al divieto di pubblicare scene di nudo.
Grande soddisfazione per Calogero Vignera, in arte Gerry Italia, 39enne di Agrigento ma residente a Padova che ha creato e amministra la pagina “Noi che amiamo Lino Banfi”.
Calogero ha rivelato che dal 2017 ha ricevuto almeno una quindicina di richiami da parte in Meta per la violazione della politica di moderazione dei contenuti e che ogni volta ha replicato spiegando che si trattava di semplici battute di film.
Ha poi aggiunto: “Una scena di “Vieni avanti Cretino” con Michela Miti che si denuda è stata etichettata come pornografica ma è ridicolo!”. Ha poi spiegato che un algoritmo non è in grado di cogliere le sfumature di una battuta: “Un algoritmo non è in grado di analizzare il contesto nè di capire le sfumature e invece ha stabilito che Banfi, maestro della comicità, è un personaggio “cattivo” e pericoloso”.
A proposito di scene di nudo, Lino Banfi ha recentemente raccontato vari simpatici aneddoti con Edwige Fenech, alla quale chiedeva sempre il permesso di toccarle il sedere, ottenendo sempre il suo consenso.
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