Alla fine, lo “schiaffone” (simbolico, s’intende), Carlo Smuraglia l’ha dato davvero. Ma non al presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ma ad Aldo Grasso, che sul “Corriere della Sera” di domenica scorsa aveva descritto l’ultimo congresso nazionale dell’Anpi come una specie di “ring” in cui a darle di santa ragione a Pagliarulo, “reo” di essersi espresso contro l’invio di armi italiane all’Ucraina, erano stati, nell’ordine, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la senatrice Liliana Segre e, appunto, il presidente onorario dell’Anpi, il partigiano Carlo Smuraglia, che, invece, avevano argomentato a favore del supporto militare ai resistenti ucraini. Ne abbiamo parlato qui. “Tre schiaffoni di quelli che lasciano il segno”, aveva sentenziato il critico televisivo, mollati a quello che nel corsivo veniva definito sprezzantemente “partigiano senza resistenza”, ossia Pagliarulo. Ma oggi, a pagine 16 del Corriere della Sera, Smuraglia ha smentito la ricostruzione di Grasso.
“Egregio Direttore – ha scritto Smuraglia nella lettera al “Corriere” – apprendo dal corsivo pubblicato sul Corriere di domenica, a firma di Aldo Grasso, di aver dato un simbolico “schiaffone” a Gianfranco Pagliarulo riguardo alla posizione dell’ANPI sull’aggressione all’Ucraina da parte della Federazione russa. Smentisco questa affermazione che tende a rappresentare uno scontro interno semplicemente inesistente, come può testimoniare chiunque abbia partecipato al Congresso nazionale dell’ANPI. Ci tengo ad informare il Dott. Grasso e i lettori del giornale che mi legano a Pagliarulo e all’Associazione di cui sono Presidente emerito, valori, principi, visione politica nonché la grave preoccupazione per la prospettiva di un allargamento del conflitto in corso. Cordialmente Carlo Smuraglia”. E dunque, nessuno “schiaffone” a Pagliarulo, precisa Smuraglia ma normale dialettica democratica di un’organizzazione che ha nella difesa della Costituzione e nell’antifascismo la sua “mission” statutaria. Con buona pace di Grasso.
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